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È la radiografia di territori spopolati, impoveriti, in ritardo sulle infrastrutture digitali. Sono le province, Napoli esclusa, passate ai raggi X nel Rapporto Aree Interne Campania. Il lavoro, presentato stamattina alla Camera, è stato realizzato da Centro Studi di Confindustria Campania, comitato Piccola Industria di Palazzo Partanna e Commissione Speciale Aree Interne del Consiglio Regionale. “Abbiamo tirato le somme di un lungo e importante percorso” spiega Michele Cammarano, presidente della commissione in quota M5S. Nel corso delle audizioni “sono emersi fabbisogni raggruppati in diverse aree di intervento”. La nuova strategia delle aree interne “dovrebbe mettere al centro – spiega Cammarano – una significativa politica di attrazione degli investimenti e prevedere la realizzazione di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie utili a migliorare la mobilità interna del territorio”. A conclusione del lavoro, la commissione ha stilato 10 azioni per il futuro delle aree interne. Si va da investimenti all’occupazione, a fiscalità, infrastrutture, sburocratizzazione e semplificazione dei bandi. Un occhio è riservato alla legge di riordino dei Comuni e al policentrismo, spostando alcuni servizi nelle Aree Interne, e decongestionando quelle urbane.

POPOLAZIONE
Nell’ultimo anno considerato (2020-2021), si è osservata una riduzione di circa 39.000 persone. “Analizzando i dati provinciali – si legge nel rapporto -, Benevento e Avellino hanno evidenziato le maggiori perdite demografiche, con un decremento rispettivamente del -5,80% e del -5,64%, corrispondenti a una riduzione di oltre 40.000 abitanti. Le province di Caserta e Salerno hanno registrato cali inferiori, pari al -2,58% e al -4,03%, con una perdita totale di 68.416 residenti“. La tendenza si conferma anche “nell’ultimo anno analizzato, con Benevento e Avellino che presentano le riduzioni più significative (-2,14% e -1,56%, con una perdita totale di oltre 12.000 abitanti), mentre Caserta e Salerno mostrano variazioni negative più contenute (-1,24% e -1,41%, per una perdita totale di 26.424 abitanti)”. La diminuzione demografica, sottolinea il documento, “non è soltanto un dato numerico, ma rappresenta una significativa perdita di capitale umano qualificato, ovvero di giovani prevalentemente laureati”. Il declino “avrà ripercussioni negative sulle dinamiche future dei sistemi locali, nonché sulle tendenze demografiche, aggravando ulteriormente il problema della denatalità”. Il rischio paventato è di giungere “potenzialmente ad un livello di nascite pari a zero nel giro di 4-5 decenni”.

ECONOMIA
Il rapporto esamina le tre significative flessioni del Pil: nel 2008-2009, durante la recessione globale; nel 2011-2012, in concomitanza con la crisi degli spread finanziari; e nel 2019-2020, a seguito della pandemia. Le oscillazioni negative nazionali “si rispecchiano anche nelle quattro province campane, ma con un impatto molto più marcato”. In particolare, “le misure di distanziamento sociale introdotte per limitare la diffusione del Covid-19 hanno avuto un impatto economico nelle province campane quasi doppio rispetto alla media nazionale”. Nel periodo 2011-2020, le quattro province hanno registrato in media un calo del -8,6% nella ricchezza prodotta (valore aggiunto). La cifra “si allinea alla media regionale del -8,5%”, ma “contrasta con la stabilità a livello nazionale, dove il calo è stato solo del -0,7%“. Nello specifico, il Sannio e l’Irpinia hanno evidenziato “una situazione più grave, con una diminuzione media del -11%, mentre le province di Caserta e Salerno hanno mostrato una performance leggermente migliore, con cali rispettivamente del -5,3% e del -7,2%, entrambi al di sotto della media regionale”. Considerando il periodo pre-pandemico, 2010-2019, “Avellino e Benevento hanno registrato una crescita inferiore al
+2%, mentre Caserta e Salerno hanno avuto una crescita maggiore, ma comunque al di sotto della media nazionale, rispettivamente del +7,5% e del +5,8%“. La pandemia ha “poi avuto effetti particolarmente gravi su Benevento, che nel 2020 ha riportato un valore aggiunto appena superiore a quello del 2000”. Un’analisi simile vale anche per il valore aggiunto pro-capite. Le quattro province hanno risentito “maggiormente degli eventi negativi dell’ultimo ventennio, soprattutto nel periodo 2019-2020 a causa della pandemia”. Più pronunciata, rispetto al Paese, la caduta. Nel 2020, in Italia si è registrata una perdita media di 1.800 euro pro-capite, mentre in Campania si aggira sui 2.000 euro.

MERCATO DEL LAVORO
Nel mercato del lavoro, periodo 2020-2021, “si evidenziano alcune tendenze interessanti” per le aree interne. Complessivamente, si è osservato un incremento del +2,2% nelle forze di lavoro, “superiore sia alla media regionale (+0,2%) che a quella nazionale (-1,2%)”. L’aumento è “particolarmente marcato nella provincia di Benevento, che ha visto un incremento del +8,1%, segnando una ripresa dopo il calo registrato durante il periodo pandemico”. In termini di disoccupazione giovanile, tra il 2020 e il 2021, “Avellino ha registrato il maggiore aumento, passando dal 24,7% al 27%, seguita da Salerno con un aumento del +1,2%, passando da 25,5% a 26,7%”. Invece, “Caserta e Benevento hanno visto una significativa diminuzione del tasso di disoccupazione giovanile, scendendo rispettivamente dal 31,6% al 24,1% e dal 30,5% al 25%“. Nonostante “i dati siano inferiori rispetto alla media nazionale (17,9%), si posizionano meglio rispetto ai dati del Mezzogiorno e della Campania”.

SISTEMA PRODUTTIVO
Nel 2021, c’è un aumento, “seppur modesto ma significativo, nel numero di imprese registrate in alcune Aree Interne”. La provincia di Caserta ha mostrato il maggior incremento, “passando da 96.559 imprese nel 2020 a 98.038 nel 2021, con una crescita del +1,5%, leggermente inferiore alla media regionale (+1,7%)”. Segue Benevento, salita da 35.421 imprese nel 2020 a 35.752 nel 2021 (+0,93%). Per la provincia di Salerno (+0,8%) scenario simile. Riduzione, viceversa, per Avellino (-0,3%), scesa da da 44.565 imprese 44.426.

INFRASTRUTTURE DIGITALI
Il rapporto mette in luce “un significativo divario nella copertura delle tecnologie di comunicazione in banda larga e ultra-larga, particolarmente evidente nelle province di Benevento e Avellino”. In queste aree, “una notevole percentuale di famiglie è ancora priva di servizi di telecomunicazione (13,1% a Benevento e 9,6% ad Avellino) e una quota rilevante dispone solo di connessioni non in banda larga (3,5% e 3,0% rispettivamente)”. Tuttavia, nelle aree interne “la maggior parte delle famiglie ha accesso a connessioni in banda larga (50,4% e 48,9%, rispettivamente) e una minoranza beneficia di connessioni ultra-larga (24,4% e 25,9%, rispettivamente)”. Caserta e Salerno, mostrano una situazione migliore, “benché una parte delle famiglie rimanga non servita da alcuna rete (5,3% e 8,0%, rispettivamente)”. In queste province, una maggiore percentuale di famiglie ha accesso a connessioni in banda ultra-larga (41,9% e 36,0%) e alla fascia di banda ultra-larga tra 100-500 Mbps (21,8% e 15,6%).

RINNOVABILI
Le quattro province ospitano 569 impianti eolici, la totalità della capacità eolica della Campania. Di questi, l’81% (461 su 569) si trova in Sannio e Irpinia, “che generano l’83% dell’energia eolica regionale (Benevento 42,4% e Avellino 41%)”. Inoltre, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno contano il 74,1% degli impianti fotovoltaici della regione. Caserta e Salerno insieme ne detengono il 48%, producendo il 60,2% dell’energia fotovoltaica regionale. Queste province possiedono anche il 75,8% degli impianti di produzione elettrica da biomassa, biogas e bioliquidi, contribuendo significativamente alla quota complessiva di potenza regionale, e il 55,8% degli impianti solare termico. Il rapporto rimarca le “opportunità uniche nel settore delle energie rinnovabili, cambiando la tradizionale percezione di isolamento”.