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Avellino – All’indomani del duro attacco (leggi qui) del sindaco di Avellino, Paolo Foti, arriva la risposta del diretto interessato. Luca Cipriano ex presidente del Teatro Carlo Gesualdo. “Purtroppo sono costretto, ancora una volta, a rispondere accuse e veleni che il sindaco mi lancia. Ieri è stato un consiglio comunale a dir poco umiliante ma non solo per me – spiega – Le maestranze hanno dovuto assistere all’ennesima sceneggiata che si è chiusa finalmente in meglio”.

L’intervento di Cipriano arriva a pochi metri del Massimo cittadino: “Alle mie spalle c’è l’unica verità – ammette – La porta di questo teatro è chiuso da circa due anni. Chiuso da quando ci siamo dimessi dal consiglio di amministrazione”. “Mi sarei aspettato un pò di onestà all’interno del consiglio comunale – continua Cipriano – I consigliere hanno votato la liquidazione del Teatro Carlo Gesualdo con un 1780.000 euro di crediti. Ad oggi, questo teatro, è stato chiuso e fatto fallire con un milione di euro di crediti. Ieri si è portato avanti un vero atto imperfetto che probabilmente sarà impugnato. L’opposizione ha ampiamente ragione, ma purtroppo a parlare con ‘i ciucci’ si perde acqua e sapone”.

“Il teatro, oggi, è stato appaltato ad una società napoletana con cui mi intrecciavo anche io ma sono per dialettica”. “L’ammanco in cassa (115,000 euro) – spiega – Non abbiamo mai avuto un buco. Si è trattato di un errore di appostazione, ma probabilmente era un debito che andava apposto ad un soggetto terzo. Il direttore Bavaro, siccome può essere interpretata di parte, noi abbiamo affidato tutto alla società PricewaterhouseCoopers – spiega – E’ gente rispetto ai ragionieri oppure al sindaco hanno ben altra storia. Guarda caso non si trova nessun ammanco di cassa”.

“Non mi tiro indietro sulla campagna elettorale – ammette Cipriano –  Avrò un ruolo, ma non so ancora quale. Sarò la spina nel fianco di queste persone che hanno umiliato la città di Avellino. E’ finito il loro tempo. Il sindaco mi rimanda al mittente il “Mai più” vedremo chi si stamperà questo nome sulla testa. Purtroppo in questa città è stato messo in piedi un castello di fango che in passato è stato operato nei confronti del compianto Tonino Di Nunno“.