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Avellino – La vittoria contro la Lupa Roma (6-1) può essere definita con un solo termine: fuoco di paglia. Non basta segnare sei gol contro una formazione in disarmo, o in piena difficoltà per permettere all’Avellino di rivedere la luce. Anzi, la truppa di Giovanni Bucaro, è piombata nuovamente in un vero blackout. L’Avellino stecca, e pure alla grande, la prima delle due trasferte in Sardegna. Contro la Torres, Morero e soci, hanno offerto una prestazione a dir poco incolore.

Nel corso della gara, l’Avellino, non si è mai reso pericoloso. Mai un tiro in porto, o un’azione degna di nota. Nel mezzo si mettono dei cartellini di cui due rossi, che minano già la prossima trasferta di Budoni. Contro la formazione guidata da Marco Sanna, l’Avellino, è stato spettatore non pagante. Dopo una partenza buona nel primo tempo al ritorno in campo, gli irpini, hanno lasciato coraggio e soprattutto gli attributi appesi agli attaccapanni del “Vanni Sanna”. Risultato: 2-0 per i sardi. Contestazione a fine gara, e soprattutto un pugno in pieno stomaco per i circa ottanta tifosi che si sono sobbarcati una trasferta difficile, e soprattutto dispendiosa.

Al termine della gara, Bucaro, non può far altro che chiedere scusa. Eppure il ritorno in Irpinia del tecnico palermitana aveva sortito una sorta di riscatto, ma oggi quel lumicino di speranza è affondato in Sardegna. E peccato che un direttore sportivo, Carlo Musa, che anche stavolta preferisce non comparire o meglio sparire senza analizzare il momento. Un momento brutto, e soprattutto che porta l’Avellino a -8 dalla capolista. Un direttore, che in sede di mercato, ha portato alla corte Franco Da Dalt che ha lottato per quel che poteva, e un giovane under Omohonria Endurance Imande che ci ha messo o meglio ha lisciato lo zampino in occasione del vantaggio dei sardi. L’Avellino aveva, e soprattutto ha bisogno di giocatori under. E non basterà l’arrivo di Matteo Dionisi per mettere una pezza alla retroguardia.

“Arriveranno giocatori funzionali al progetto”. “Vogliamo giocatori che siano da Avellino”. Due espressioni che oggi vanno in pieno conflitto tra di loro. Claudio Mauriello lo aveva detto qualche giorno fa allo store, ma la realtà dei fatti è completamente diversa. La società, dopo l’estate tormentata, vuole chiarezza. Nessuno vuole fare i conti in tasca all’ingegnere Gianandrea De Cesare. Ma quest’ultimo deve capire, che purtroppo, Avellino è una piazza calda. Conosciamo il suo “non voler apparire”, ma oggi più che mai l’Avellino e la sua piazza ha bisogno di un presidente che spieghi la situazione, e perché no che venga contestato. L’Avellino calcistica, e tutta la sua piazza ha bisogno di “essere coccolata”. L’obiettivo rimane vincere il campionato. Vincerlo sul campo, e non attraverso un ripescaggio. Il passato ci ha insegnato una cosa importante, che questi tipi di avvenimenti contano dentro e fuori casa. Nessuno vuole svegliarsi a Serie C acquisita con uno striscione sbattuto in faccia con su scritto “Ripescati“. No. Avellino non merita tutto ciò. De Cesare siamo ancora in tempo per costruire, e programmare al di là delle chiacchiere da social o da bar. Avellino deve rinascere, ma sul campo.