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“Sicuramente non nasce da una delusione d’amore. “Me Manc” è un brano al quale sono molto legato, un brano sulla ‘mancanza‘, un tema secondo me vastissimo, dalle mille sfaccettature e di una complessità assurda”. Racconta così il suo ultimo lavoro discografico, Antonio Scafuri. Qualche giorno fa, appunto, l’uscita dell’ultimo singolo dal nome “Me Manc”. Artista classe 1991, nato ad Avellino da una famiglia originaria di Napoli, città nella quale ha trascorso gran parte della sua infanzia. Antonio si avvicina al mondo della musica all’età di 9 anni divorando i vinili di mamma Anna e ascoltando la voce della sorella Elia.

Inizia a suonare la chitarra, regalo dello zio, all’età di 9 anni. I  miti che lo ispirano sono Pino Daniele, Enzo Avitabile, Bob Marley, Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Fabrizio De André. Scafuri si racconta ad Anteprima24, dopo l’uscita del suo ultimo lavoro, ma non solo. 

Da dove nasce l’ispirazione per il nuovo lavoro discografico?
“Non saprei davvero dirti da cosa nasce. Forse nel mio caso è più corretto dire cresce.
Un pensiero, un’idea, un bisogno prima molto flebile, poi sempre più forte e insistente”.
Spesso brani del genere nascono da una delusione o semplicemente da uno stato d’animo. “Me Manc” come nasce?
“Sicuramente non nasce da una delusione d’amore. Me Manc’ è un brano al quale sono molto legato, un brano sulla mancanza, un tema secondo me vastissimo, dalle mille sfaccettature e di una complessità assurda”.
Cosa vuoi raccontare con la tua musica?
“Non ho la presunzione nè la forza di voler necessariamente raccontare qualcosa, i miei brani hanno quasi tutta una dimensione intima, spesso molto personale. Il fatto che molti si riconoscano in qualche modo nei miei testi, spesso come è giusto che sia, facendoli propri o stravolgendoli del tutto mi rende solo immensamente felice e orgoglioso”.
L’Irpinia e la musica che rapporto hanno?
“L’Irpinia come tutte “le terre del sud” affonda le sue radici in tradizione, cultura, spiritualità e sicuramente anche nella musica, quindi sicuramente c’è una interconnessione fortissima. Un legame profondo, dal quale non si può prescindere”.
In che modo è cambiata la musica d’autore con tutte queste piattaforme “mordi e fuggi”?
“Forse è cambiato più chi ascolta. C’è meno attenzione, minor volontà di capire e di sondare l’animo umano, perché in fondo si tratta proprio di questo. Scrivere spesso vuol dire mettere a nudo i propri sentimenti, condividere un pezzo di anima con chi ti ascolta”.