- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Avellino – Tiene banco la questione del delivery in Campania. L’unica regione d’Italia in cui non è concesso, secondo l’ordinanza firmata dal governatore Vincenzo De Luca, la consegna a domicilio di cibi da parte di ristoranti, pizzerie e paninoteche. Il possibile via libera – salvo ulteriori rinvii – potrebbe arrivare il prossimo 20 aprile dalla regione.

Riducendo il raggio d’azione abbiamo provato a chiedere l’opinione di diversi ristoratori di Avellino. Tra questi Antonio Guida di Verdebasilico, Giuseppe Capone di Braciami, Michele Carbone di Ciacco Burger e Antonietta Corsi di Burger Queen Street Food.

“L’emergenza sanitaria in atto sta determinando una crisi economica senza precedenti. Si tratta di una situazione gravissima in cui i mancati aiuti effettivi da parte dello Stato si stanno traducendo in un numero elevatissimo e preoccupante di saracinesche abbassate, che non si rialzeranno più – spiega Guida – Da ristoratore ho condiviso la linea dura di De Luca, il regime maggiormente restrittivo previsto per la regione Campania, che è risultato necessario ed indispensabile per la risoluzione di un’emergenza che é prima di tutto sanitaria. In questo momento, però, in cui la curva dei contagi ci consente finalmente di parlare di possibili riaperture, non si può ignorare un settore in cui quaranta giorni di chiusura hanno determinato un danno economico inaudito, costringendo taluni a chiudere per sempre la propria attività. Appare necessario consentirci di ricominciare a lavorare almeno con il delivery. Mai negato al resto delle regioni italiane. Chiediamo come ristoratori di riattivare la filiera del cibo d’asporto. Ovviamente ottemperando alle norme di sicurezza e alle disposizioni sanitarie nazionali“.

“Io credo che in questo momento la ristorazione sia davvero in ginocchio – ammette Capone – Penso che il modo migliore per smuovere qualcosa sia iniziare con il delivery ovviamente nel rispetto di tutte le regole e in tutta sicurezza, anche perché guardiamoci intorno, andiamo comunque a fare la spesa delle volte facciamo la fila anche per ore. Allo stesso tempo basti pensare agli acquisti fatti su internet, ci vengono consegnati direttamente a casa. Dunque perché negarci il delivery?”. 

Non solo pizzerie. Il discorso si estende alle hamburgerie. Un discorso simile per Ciacco Burger: “Il primo aspetto è salvaguardare la salute – ammette – Noi abbiamo chiuso un giorno prima del lockdown, ma allo stesso tempo bisogna salvaguardare il diritto al lavoro. Abbiamo fatto due mesi di chiusura, ma si dovrà prima o poi ripartire e secondo me il 4 maggio è il giorno adeguato per poter ripartire di nuovo. Ripartire con personale dimezzato soprattutto consegnando solo con il delivery o con prenotazioni da parte del cliente (considerando che Milano la città con più casi non ha mai sospeso le consegne) prendendo solo pagamento con carta. Bisogna ripartire ma in massima sicurezza”. “Al contrario io avrei un’idea per lo più ipotetica – continua Carbone – Chiederei al comune di ogni propria città di fare ogni settimana un test per il Covid-19 per ogni persona, se la persona risultasse negativa può ricevere un certo lascia passare, in modo da poter far circolare solo le persone sane. Naturalmente questa è un idea ipotetica”.

“E’ un discorso particolare per noi – spiega Corsi – Prima del lockdown stavamo preparando l’apertura del nuovo locale per questo mese. Eravamo in fase di trasloco. Ad oggi mi preme capire come e soprattutto quando potrò completare il locale. Ho avuto modo di ascoltare che ci sarà la possibilità di poter riaprire con il delivery. Molto dipenderà dalla situazione dei contagi. Al momento dovrei valutare la situazione in cui mi ritrovo”. “La riapertura ci porterà sicuramente meno incassi. E’ tutto un punto interrogativo. Dal canto mio la voglia di ripartire c’è assolutamente. Valutando l’opzione delle consegne a domicilio”.