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“Il tema delle serie tv sulla camorra è molto articolato. Il problema è tutto quello che c’è intorno. Poiché a volte le uniche forme di educazione, in alcuni quartieri popolari o zone degradate, resta solo la televisione”. Queste le parole di Mariano Di Palma, referente di Libera Campania sul dibattito, apertosi sulle serie tv ispirate alla criminalità organizzata.

“Il mainstream si fa veicolo di forme di violenza, ma soprattutto di emulazione che sia essa violenta o meno – sottolinea Di PalmaDiciamo che il vero problema è alla base dal punto di vista culturale. Molto dipende anche da quale serie tv analizziamo”.

“Ad esempio “Mare Fuori” è molto differente da “Gomorra” – continua – Nel primo vengono fuori delle storie di riscatto, complesse e alcune volte difficili, però sempre all’interno di una narrazione spesso filtrata. Invece, al contrario, in Gomorra non ci sono assolutamente storie di riscatto. Ovviamente è un altro tipo di proposta da raccontare, diciamo una storia veritiera sulla criminalità organizzata. Non c’è la presenza del riscatto. Il vero rischio – continua Di PalmaE’ che ci si crei una forma stereotipata che va al di là della narrazione. Oggi non è non è affatto chiaro se la serie tv influenzi la realtà o il contrario. Ad esempio “Gomorra 3” parla anche di rapporti familiari, ma allo stesso tempo esalta la violenza per ottenere il potere. E’ un dibattito molto molto articolato”.

Non solo serie tv, il rischio di emulazione arriva anche dalle piattaforme social: “L’uso dei social, probabilmente, è più preoccupante rispetto alle serie tv. Nella fiction c’è una formazione di esaltazione attraverso il video. Mentre sui social c’è molta più dimensione individuale di ostentazione. Ecco perchè un social come “TikTok” ribalta completamente l’utilizzo dei video. E’ chiaro che siano anche delle forme di comunicazione con annessi messaggi verbali su cui la criminalità organizzata gioca. La camorra non è quella della coppola e della lupara, spesso anche loro utilizzano questi canali per veicolare dei messaggi di vendetta o potere. E’ chiaro che dentro questi frame si inseriscono giovani generazioni che nel tentativo di emulazione o autoesaltazione si raccontano in questo modo”.

Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino

Non solo social o serie tv, un ruolo fondamentale è ricoperto anche dalla scuola. Chiaro il messaggio lanciato ad Avellino qualche settimana fa dal  Procuratore della Repubblica, Domenico Airoma (leggi qui): “E’ certamente fondamentale ma non basta – sottolinea Di PalmaSicuramente conoscere la materia, approfondire, aiuta i ragazzi anche ad orientarsi per organizzare al meglio la loro intelligenza. Oggi, però, serve anche un piano di studi educativo che non può essere basato soltanto sull’infrastruttura scolastica in aggiunta a qualche attività del pomeriggio con i progetti a pioggia che spesso iniziano un anno e finiscono dopo poco”.

“Serve costruire un’infrastruttura educativa ma anche più forte che mette in relazione la scuola con il mondo genitoriale in collegamento con il quartiere ma soprattutto con le infrastrutture sociali presenti sul territorio – afferma Di Palma –  Qui si possono trovare delle risorse utili per costruire una dimensione educativa che non c’è. Il discorso fa capo appunto alle serie tv o al mondo dei social. E’ chiaro che tale funzione educativa va ricercata, ma soprattutto costruirla nei territori. Non si può dare il giusto peso del successo ai docenti che hanno la giusta funzione di dover formare i ragazzi sulla materie che insegnano, loro devono fare uno sforzo educativo che non può passare in secondo piano”.

Nella stretta attualità tralasciando serie tv, social e scuola, Di Palma fa anche il punto sulla situazione criminalità organizzata in Irpinia: Clan Partenio “Non è certamente un’isola felice – afferma il referente di Libera CampaniaBasti pensare al processo legato ad Avellino (Nuovo Clan Partenio, ndr.) o ai fatti accaduti in Valle Caudina nell’ultimo anno e mezzo con attentanti vari incendiari. Senza dimenticare ciò che accade nelle aree interne della provincia, ma soprattutto della storica presenza dei clan di camorra nella zona del Vallo di Lauro, chiaro riferimento ai comuni di Quindici o Lauro stesso”.

“La provincia di Avellino non è esente dal pericolo – conclude Di PalmaProbabilmente la criminalità organizzata è uno dei settori più importanti in Irpinia. Settori in cui la corruzione, il clientelismo l’hanno fatta da padrone per anni. Magari è un territorio in cui la presenza della criminalità organizzata non è stata invadente come in altre tipo il napoletano ma qui ci sono stati degli attori che hanno contribuito a far diventare un territorio di forte clientele politiche e economiche”.