“Il tema più grande della riforma della Giustizia resta quello di evitare che il sospetto, in qualche modo, possa prendere il posto reato”.
Così l’ex Magistrato e membro del Consiglio Superiore della Magistratura, Luca Palamara, in occasione della presentazione ad Avellino del libro del giornalista Alessandro Barbano, “L’inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene”,
Si tratta del racconto di una storia giudiziaria del nostro paese, in un’indagine senza sconti che solleva il velo sulle contraddizioni della lotta alla mafia, tra sprechi, pregiudizi dannosi ed errori clamorosi.
Di qui l’urgenza di integrare la nuova riforma della Giustizia. “Non spetta a me indicarne le priorità- sottolinea Palamara – Certamente il tema giustizia interessa i cittadini, e quindi sono loro che aspettano proposte, soprattutto alla luce di quel che è stato il dibattito che ha preceduto le elezioni politiche. Oggi il Ministro della Giustizia ripropone delle proposte che riguardano il tema delle intercettazioni che indubbiamente sotto il profilo della pubblicazione va in qualche modo affrontato, ma penso ci siano anche delle ulteriori risposte da dare su quello che è il rapporto tra politica e Magistratura. Un tema che sta emergendo e che non può essere sottovalutato, è che troppo spesso vengono pubblicate notizie riservate per colpire questo o quel “nemico” politico. E
poi il tema delle misure di prevenzione, sicuramente diventato uno degli aspetti centrali. Penso non si possa mettere in discussione l’importanza d tutte le acquisizioni che sono state fatte sul versante della prevenzione e su quello della confisca dei patrimoni illeciti. Ma- ribadisce l’ex Magistrato- oltre a non far diventare reato il sospetto, occorre anche evitare che patrimoni costruiti con grandi sacrifici da parte degli imprenditori, improvvisamente vengano tolti a chi ha dedicato una vita a questo. Dall’altro andrebbe approfondito anche il grande tema del profilo degli amministratori giudiziari”:
E lo stesso Barbano, poi, a sottolineare la mission del suo volume: “Bisogna tornare allo Stato di diritto per combattere la mafia, riportando tutto nella cornice del diritto penale. Un diritto delle garanzia insomma. Attorno all’anti-mafia si è creato un sistema parassitario, questo è il tradimento del sistema giudiziario e burocratico. Siamo passati dalla colpevolezza alla pericolosità, non è un sistema liberale. Il sistema liberale ti condanna per quello che hai fatto non per quello che sei”.
L’autore del libro parla anche della “funzione che lo Stato aveva assegnato all’anti-mafia che ha prodotto una trasformazione per combatterla, allargando una macchia dell’emergenza. Da un lato è divenuta una macchina di potere, dall’altra produce una serie di effetti collaterali che sono il contrario di quello che dovrebbe essere la lotta alla mafia. Una grande turbativa sociale, anche una scia di dolore per le persone coinvolte: gli innocenti in questo caso”.
Rispetto ai tempi di integrazione dell’intera riforma, è intervenuto il deputato irpino Gianfranco Rotondi: “Il Ministro Nordio è una garanzia di professionalità, quindi sono convinto: o questa volta o mai più”. Rispetto al tema delle intercettazioni l’onorevole ritiene che rappresentino solo “una parte del problema giustizia, sicuramente vi sono stati infiniti casi di persone messe alla gogna per questo aspetto, ma il punto non è solo questo. Ad esempio il libro che presentiamo questa sera racconta una cosa molto più inquietante, e cioè di un uso dell’antimafia fatto per mettere le zampe sui soldi e le proprietà delle mafie. Questa è un’accusa molto più severa, più impegnativa. Per questo leggendo il libro di Barbano ho scoperto una dimensione che non conoscevo nei dettagli che l’autore fornisce, Quando parliamo di Giustizia si fa bene a dire “Pianeta Giustizia perchè contiene tante cose diverse”.
Un dibattito molto partecipato organizzato dall’Associazione Metapolitica “Primavera Meridionale” rappresentata da Sabino Morano. “Abbiamo voluto organizzare questo appuntamento concentrato su un argomento importante del dibattito nazionale partendo da un libro molto coraggioso che per la prima volta rompe dei tabù che in questo Paese negli ultimi anni sono stati assolutamente intoccabili.
La sensazione- prosegue Morano- è quella che ormai in Italia sia nato un professionismo della Giustizia e dell’Antimafia che purtroppo inizia a diventare un problema di per sé anche perchè tutti conosciamo le perversioni che sono capitate, ad esempio, al Tribunale di Palermo rispetto alle misure di prevenzione che hanno portato poi alla condanna di un Giudice”. Morano ritiene che “la riforma della Giustizia sia quella più qualificante del Governo Meloni, perciò la massima priorità dovrebbe proprio essere quella di mettere mano ad una riforma che da troppi anni è attesa e in effetti blocca tutto il Paese”.