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di Giovanna Fusco

Sono tanti i giovani che decidono di trasferirsi in un’altra città, addirittura in un’altra nazione, in cerca di fortuna, di successo, in ogni caso di opportunità di crescita. Sono anche molti, però, i ragazzi che si sforzano di rimanere, senza abbandonare speranze e ottimismo, perseverando nel raggiungimento dei propri obiettivi.

Oggi parliamo proprio di qualcuno che ha deciso di investire nel luogo in cui è nato: Cristian Guarino, giovane e talentuoso stilista campano che, con tenacia e determinazione, ha aperto un atelier a Mirabella Eclano, paese d’origine da cui, però, anche se ben radicato, è riuscito a spingersi fino al mondo della televisione.

Lo intervistiamo in un momento piuttosto particolare per tutti, nonché per il Made in Italy, a causa del temutissimo Coronavirus che, oltre alla grave perdita di vite umane e di sofferenza di chi ne è colpito, ha intaccato con forza anche la filiera del tessile-moda-abbigliamento.

Conosciamo meglio Cristian e cerchiamo di capire insieme come sta affrontando questa situazione: può essere di sprone per coloro che abbiano la sua stessa passione e pensino di non riuscire a svilupparla appieno.

  • Ciao Cristian, grazie per aver deciso di dedicarci del tempo. Ci puoi parlare un po’ di te, dei tuoi studi e di come sei arrivato ad aprire un atelier?

Fin da piccolo ho sempre avuto una naturale vena artistica: amavo tutto ciò che erafrutto di creatività. Mi rendevano felici i pomeriggi a casa di nonna, i momenti in famiglia, occasioni in cui mi bastava avere a disposizione dei semplici oggetti come fazzoletti, stoffe, per poterli trasformare in qualcosa di unico per me. Pian piano, dopo aver preso consapevolezza delle mie capacità e di ciò che avrei voluto fare, ho iniziato a conoscere le donne, con le loro qualità, doti e perché no, anche insicurezze. Un giorno ero a tavola con i miei genitori ai quali dissi: “Voglio diventare uno stilista!”, e così è stato. Mio padre e mia madre non ci hanno “osservato” in quanto figli, ci hanno “visti”, nel profondo, ci hanno compresi, ci hanno amati, sempre. Per cui, nonostante le difficoltà, mi hanno consigliato di tentare in una delle scuole più rinomate ma allo stesso tempo più costose e difficili per l’epoca, lo IED.

Il percorso è stato difficile, gli ostacoli tanti, ma ne è valsa la pena.Ho instaurato un legame splendido con i miei compagni di corso, sono riuscito ad imparare davvero da zero, finché, giunto al terzo anno di studi, è arrivato l’esame tanto temuto: è stato quello uno dei momenti più gratificanti della mia vita, in cui ho espressociò che avevo dentro. Successivamente allo IED,ho lavorato per tre-quattro mesi in un’azienda per poi ritornare, per mia scelta, a Mirabella, e fare un biglietto di sola andata per Londra, realtà in cui ho studiato in un college e allo stesso tempo lavorato. Entusiasta, pieno di sogni e di aspettative, ho capito, però, che la situazione sarebbe stata veramente difficile: ho compreso cosa significasse vivere soli, gestire il denaro. Dopo otto mesi sono tornato nel mio paese natale e lì ho avviato un progetto con una mia amica aprendo un laboratorio creativo, Factory Cm, dallo stile casual e creativo. Purtroppo fui costretto a chiuderlo ma, a dispetto delle insidie, difficoltà, paure, grazie al supporto costante dei miei genitori, mi rimboccai le maniche e, il 29 marzo, ecco la svolta: ho dato vita a Cristian Guarino Atelier. Da quel momento in poi la rinascita!

  • Come sappiamo, stiamo vivendo una crisi principalmente sanitaria ma, ovviamente, anche economica: tu, giovane imprenditore italiano, come la stai affrontando?

Sicuramente io, Cristian, ho la fortuna di non guardare al lato economico come fattore primario e, per questo, forse, nonostante la situazione complessa, riesco a stare tranquillo. Credo fortemente nel destino e nella forza della natura: al di là del fatto che non possa creare, che non possa muovermi, ritengo che tale momento in qualche modo stia giovando ad una sorta di rinascita creativa. Se non avessi avuto tutto questo tempo a disposizione forse non mi sarei reso conto di tante cose, non avrei avuto così tanta ispirazione quanta ne ho ora. A livello creativo è stata una boccata d’aria fresca! Ho diversi progetti in mente e sono convinto che la svolta ci sarà, la nostra primavera la vivremo più in là, ma la vivremo.

  • Ritornando a quello che è l’aspetto centrale della tua professione, le tue collezioni appaiono sempre molto femminili e sensuali. A quale donna in particolare ti rivolgi e cosa vuoi comunicare attraverso i tuoi abiti?

Non ho una donna in particolare a cui mi rivolgo, ogni figura femminile è a sé. Non ho un canone preciso cui mi ispiro, ma posso affermare che l’anima del mio atelier è una donna anni ’50. Sono infatti dell’opinione che all’epoca ci fosse un’esaltazione della figura femminile e non l’esasperazione, come accade oggi. Ciò che voglio è mettere in risalto la donna con le sue qualità: la donna deve sentirsi bella nell’abito e non l’abito nella donna.

  • Raccontaci di un capo che ti rappresenti in modo particolare.

Non c’è un abito a cui sono particolarmente legato, ogni capo ha il suo giusto valore per me. Quello che certamente ricordo di più è stato il primo che ho realizzato, ma esclusivamente per quello che rappresenta, ossia il punto di partenza.

  • Hai vissuto per un po’ di tempo a Londra: puoi mettere a confronto la moda italiana con quella estera?

In base alla mia personale esperienza a Londra posso affermare che una differenza l’ho riscontrata soprattutto nella moda maschile: l’uomo inglese ritengo sia più curato della donna inglese, anche in quello casual. La donna inglese è esuberante, stravagante; quella italiana, invece, ha gusto, è elegante e raffinata, è un po’ una Venere.

  • Sei riuscito a sbarcare anche in tv grazie alla creazione di abiti su misura per personaggi noti del mondo dello spettacolo. Quale strategia hai utilizzato per farti conoscere? Hai qualcuno che ti supporta o hai raggiunto tutto in totale autonomia?

Ci tengo a fare una premessa. Spesso, essendo il mio paese una piccola realtà, mi è stato chiesto: “perché non vai via da Mirabella, perché non andare a Milano, città della moda, o a Roma?”

Ho viaggiato tanto, ho amato, ho tratto ispirazione, ma se andassimo tutti via, chi rimarrebbe qui, ad apportare valore?

Ho vissuto esperienze importanti anche sul versante televisivo, ma tutto è iniziato per puro caso. Da settembre ho così avuto il piacere e la fortuna di creare abiti su misura per Tina Cipollari, con cui ancora sono in contatto, e per altre figure femminili del mondo dello spettacolo. È stata un’emozione, una bellissima opportunità e certamente una vetrina, ma non è il mondo cui voglio arrivare. Voglio rimanere Cristian Guarino, tutelando l’identità che mi sono costruito nel tempo con fatica e costanza. 

  • In che modo credi che i social oggi aiutino a promuovere il settore della moda?

Per scelta non ho mai venduto online e mai lo farò: chi vuole Cristian Guarino desidera allo stesso tempo il contatto fisico, visivo, relazionale. Instagram, ad esempio, canale attraverso cui comunico maggiormente, è un diario di bordo per me. Ad oggi le persone vogliono vedere, si vogliono fidare e, in questo, i social possono essere importanti. Sicuramente dietro ogni mezzo di comunicazione che adopero non ci sarà mai un manager, lo gestisco io e rappresenta la mia immagine, la mia persona.

  • Quale consiglio daresti a coloro che vogliano intraprendere la tua carriera e che si trovano, attualmente, nella condizione di dover iniziare un progetto in un momento di tale incertezza?

Non c’è paura che tenga quando c’è passione: questo è il vero messaggio che voglio lanciare. Quando si teme qualcosa è perché non lo si vuole veramente; meglio rischiare e non avere rimpianti. In questo devo ringraziare particolarmente i miei genitori: tutto ciò che faccio lo faccio grazie anche a loro, per vedere nei loro occhi la felicità. Provengo da una famiglia umile e quindi so bene i sacrifici che ci sono stati dietro: per me è un contraccambiare continuo. Ci tengo a precisare che è necessario avere paura, la paura è stata mia complice, una componente fondamentale del mio successo. Se hai paura e comunque vai avanti per la tua strada vuol dire che ci credi: è quello che rappresenterà il tuo successo.

  • Progetti per il futuro?

Fare, fare, fare, continuare a imparare, viaggiare e perché no, amare!

Grazie Cristian e ad maiora!