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La DIGOS è arrivata? Li devi cacciare. Ne discutiamo pure a porte chiuse“. Queste le dichiarazioni di Laura Nargi, sindaca pro tempore a causa delle dimissioni di Gianluca Festa, al presidente del consiglio comunale Ugo Maggio registrate dai microfoni del consiglio comunale. Così in una nota Francesco Iandolo, capogruppo di APP stigmatizza le frasi della Nargi durante l’ultimo consiglio Comunale.

Siamo consapevoli delle pressioni che la sindaca Nargi ha dovuto subire: un consiglio intero al telefono con il padre padrone della maggioranza che senza i suoi gesti non sapeva cosa fare; il ritrovarsi – nel momento in cui assaporava per la prima volta lo scranno più alto di palazzo di città – una contestazione giovanile vivace e rumorosa in grado di mettere in evidenza le mille contraddizioni della politica della giunta festa negli ultimi 5 anni; l’essere rimasta sola a difendere l’eredità di una maggioranza ingiustificabile nella sua ritrosia al confronto e al dibattito, nella sua ignoranza dei regolamenti comunali e delle più basilari regole della politica.

La capiamo. Riteniamo però inaccettabile pretendere che vengano cacciati dall’assise cittadina i giovani avellinesi, addirittura scortati dalla digos e della polizia municipale. Ci rediamo conto che nelle ultime settimane devono essere diventate stranamente famigliari le divise e le volanti dentro gli spazi di palazzo di città ma questo non può giustificare in alcun modo quello che abbiamo visto accadere ieri.

I cittadini vanno invitati a partecipare, ad entrare nelle dinamiche amministrative non ad uscire. Il discutere “a porte chiuse” è la morte della democrazia e della repubblica che andremo a festeggiare il 25 Aprile. Ieri sarebbe potuta essere l’occasione per spiegare – in veste di assessora al personale – ai tanti giovani presenti come mai ci sono delle inchieste che lasciano trasparire delle irregolarità nei concorsi pubblici, nel sistema democratico di selezione dei lavoratori. Avrebbe potuto rassicurare che non è questo il modo in cui la giunta festa ha voluto e vorrà contrastare le politiche giovanili? Che nonostante quello che è successo bisogna avere fiducia nella regolarità dei concorsi pubblici, nella possibilità di restare in questa terra con la sola forza del merito e delle competenze abiurando raccomandazioni e clientele.

Avrebbe potuto spiegare come mai il Casino del Principe da centro culturale di rilevanza regionale è diventato una sede saltuaria delle passeggiate per il centro storico organizzate dalla stessa assesora. E come mai il tanto fantomatico centro aggregativo giovanile che l’avrebbe dovuto sostituire è stato regalato alla fondazione Ermete guidata da un esponente politico di primo piano a sostegno della giunta.

Avrebbe potuto diramare la nebbia che avvolge non solo il sindaco – come molti stanno provando a far trasparire – ma tutto l’apparato amministrativo della giunta Festa, avrebbe potuto rassicurare i giovani presenti che il sistema democratico e rappresentativo della città di Avellino non è a rischio, che le inchieste avrebbero dimostrato la trasparenza e la correttezza delle norme. Difficile dimostrarlo, ma ci avrebbe potuto provare.

Avrebbe potuto spiegare come mai la giunta Festa ha avuto così difficoltà a costituirsi parte civile nel processo al clan Partenio, ad aderire ad Avviso Pubblico, a costituire una commissione antimafia e , in ultimo, ad approvare un regolamento di gestione per i beni confiscati in un contesto storico in cui vediamo locali e automobili incendiate, comuni sciolti per infiltrazioni, indagini in corso sulle attività amministrative. Avrebbe potuto fare tutto questo in veste di sindaco. Avrebbe potuto fare un servizio alla città e restituire credibilità alla politica amministrativa di fronte ai giovani della città. Invece ha preferito chiamare la DIGOS e invocare la loro cacciata. E di questo si dovrebbe solo vergognare.

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