- Pubblicità -
Tempo di lettura: < 1 minuto

Spunta il nome dell’Avellino nell’inchiesta “Money Gate” che ha portato all’arresto del presidente del Catanzaro, Giuseppe Cosentino, e della figlia Ambra. Cosentino è accusato anche del reato di frode sportiva insieme agli allora d.s. del Catanzaro, Armando Ortoli, al calciatore Andrea Russotto, al presidente dell’Avellino, Walter Taccone, e al ds Vincenzo De Vito, questi ultimi indagati a piede libero. Stando alle carte dell’inchiesta tutti avrebbero concordato il risultato della partita, un pareggio che avrebbe permesso ai calabresi di evitare i play out e all’Avellino di conquistare la promozione. Accordo, poi, saltato per i risultati maturati negli altri campi e “per il mancato rispetto degli accordi da parte dell’Avellino – è scritto nell’ordinanza che ha portato Cosentino agli arresti domiciliari – che, a seguito della vittoria del Perugia, per non correre il rischio di non raggiungere la promozione alla serie B, si è aggiudicato la partita per 1-0, nonostante Russotto del Catanzaro avesse deliberatamente fallito due chiare occasioni per segnare il gol del vantaggio”