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Eurodeputata, giornalista, Lucia Annunziata arriva ad Avellino per presenziare al confronto “Il Mezzogiorno in Europa: un nuovo protagonista per la Campania”, nell’ambito del Cantiere democratico avviato dal Partito Democratico di Avellino, circolo Aldo Moro e gruppo dell’alleanza progressista dei socialisti democratici al parlamento europeo.

La Annunziata, però, si tiene fuori dai dibattiti che riguardano il centrosinistra anche in una Regione come la Campania che si appresta ad andare al voto: “La mia linea politica è quella di non ingerire nella politica locale. Sono stata eletta eurodeputata, peraltro in forma indipendente — cioè, lo sono ancora, non sono iscritta a nessun partito. Quindi, secondo me, la dimensione locale va affrontata con tutti: quando vengo, parlo con tutti.
E, sinceramente, non ho un’idea precisa di cosa accada, anche perché non partecipo alle riunioni di partito. So che può sembrare strano, ma è così”.

Lo stesso fa sulla Raici siamo lasciati in maniera consensuale e io seguo il mio percorso e non ho nulla da dire”.

Parla, invece, e lo fa con determinazione quando viene incalzata sui grandi temi europei e sul ruolo dell’Italia nella mediazione tra Putin e Zelensky, anche da parte della Chiesa e quindi del Papa.
Il tentativo del Papa, invece, di rivestire un ruolo di mediatore si è già manifestato in precedenza con Zelensky, e oggi è stato rilanciato.

Da Papa Francesco a Papa Leone, l’eurodeputata non nasconde come  “Io, personalmente, non sono cattolica, né appartenente ad altre religioni.
Però penso che oggi si debba davvero riflettere sul ruolo della Chiesa Cattolica: può solo predicare o può anche agire concretamente? Abbiamo avuto Papi molto attivi nel mondo. Penso, ad esempio, a Giovanni Paolo II. Io ero in America Centrale, allora giornalista per la Repubblica, quando lui venne — ve lo ricordate? — e mise ordine in tutta la questione della Chiesa della Liberazione.
Questi ultimi papi parlano moltissimo, ma forse ogni tanto potrebbero anche “sporcarsi” un po’ la tonaca, ecco.
È una mia opinione, forse poco rispettosa, ma abbiamo avuto Papi molto presenti nei conflitti, molto più di quelli recenti”.

“Per quanto riguarda l’Ucraina– aggiunge- al di là degli incontri personali e calorosi con Zelensky, non mi pare che  che il nostro Presidente Meloni facesse parte del team. Perché la questione Ucraina è ormai nelle mani della Coalition of the Willing, cioè il gruppo formato da Inghilterra, Francia e Germania, che sono disponibili persino a inviare soldati in Ucraina — magari come forze di interposizione. È questo che rende forte la loro presenza nei colloqui.
L’Italia, giustamente — e sottolineo giustamente — ha una posizione più cauta, perché la maggioranza del nostro Paese è contraria a questa guerra. Quindi non è sorprendente che Meloni non ci fosse: l’asse si è spostato verso quei tre Paesi”.