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“Il gusto degli americani negli ultimi anni è cambiato molto. Oggi sono pronti a capire l’autentica cucina italiana, regionale. L’Italia è un posto di cultura. Apprezzato. Ragion per cui hanno imparato a mangiare ma soprattutto a riconoscere i vari piatti della tradizione”.

Lo Chef Antonio Pisaniello che, dopo aver attraversato il Belpaese e il mondo è pronto a lanciare un nuovo progetto a New York: Farina. Idea nata cinque mesi da Pisaniello insieme ai due soci: Michael Turner e Vincenzo Ruggiero. Entrambi italo-americani.

“Hanno sposato questa mia idea cinque mesi fa – spiega Pisaniello – Adesso siamo pronti ad aprire questo nuovo locale a Red Hook un quartiere di Brooklyn.

“E’ un locale di cinquanta posti di architettura urbana newyorkese. Qui abbiamo un forno di circa duecento anni, fatto nel 1850, è un Bakery Corner – svela lo Chef PisanielloIn tutti gli Stati Uniti di questi forni ne esistono appena cinque. Questi sono i famosi forni a legna dove un tempo gli irlandesi facevano il pane, loro sono stati i primi panificatori in questo nuovo continente”. “Il progetto Farina parla dei grani antichi ma soprattutto tutto quello che può venire fuori dal grano – sottolinea – Da qui l’idea di lanciare questa nuova pizza, chiaramente non è la napoletana o la romana. E’ un nuovo concetto di pizza, New York sposa tutte le etnei di diverse nazioni. Qui c’è il mondo in una “piccola città”. Ecco che questo fusion di culture mi ha portato appunto di mettere insieme i diversi grani, provenienti da tutte le parti del mondo per farci questo mix culturale e agroalimentare. Da qui Gambero Rosso insieme a me ha voluto denominare Fusion del Sud Italia”.

Il viaggio però di Chef Antonio Pisaniello parte della Sicilia a Siracusa, quando aveva appena 14 anni. La passione arriva dalla mia famiglia di mia madre – racconta – Non facevano i ristoratori, un secolo fa non esistevano ancora. In quei tempi c’era la famosa Posta – racconta – Qui si fermavano i cosiddetti trainieri, coloro che guidavano i cavalli con il carro commerciando tra la Puglia e la Campania. Qui mia zia, Luisella Gambale, aveva questa Posta a Ponteromito, località di 400 anime in provincia di Avellino. E’ stata la mia prima attività. Qui il calore divide il paesino, Nusco da un lato mentre dall’altro c’è Montemarano. Il primo, famoso per il “sugo” polito mentre l’altro per la tarantella e il buon aglianico. Questa passione, appunto, nasce dalla forse dalla genetica dalla parte materna della mia famiglia. Nella taverna di zia Sella si cucinava, ecco che da qui mia mamma nuscana doc, Annamaria Contino, mi ha trasmesso questa passione”.

“Da qui le mie varie avventure tra con l’apertura di un pub, fino ad arrivare al ristorante di famiglia lasciato in “eredità” ai miei due fratelli: Franco e Massimo – spiega – Nel 2000 poi è arrivata mia moglie, Jenny Auriemma così mi trasferì a Nusco con il progetto ambizioso per l’anno 2003, la cucina gourmet era lontana come idea, viaggiando però sono sempre stato pioniere. Da qui l’apertura della Locanda di Bu che ci ha dato successo, al punto tale di conquistare la Stella Michelin nel 2007/2008 – spiega – Poi però fu chiusa per volontà mia visto volemmo trasferirci nel complesso delle suore stigmatine di Nusco per il progetto CENA (Campus Enogastronomico Nusco Avellino), durò due anni – ammette – Fu un progetto legato anche alla politica nuscana, il sindaco nonché presidente Ciriaco De Mita non ha ritenuto mandare avanti questo progetto. Poteva essere un volano per i giovani del territorio dando loro una speranza in un luogo dove si produce Docg. La politica italiana la consociamo”. Nella provincia di Avellino e Benevento ci vogliono idee diverse, innovative – dice – In quei giorni, De Mita sposava l’idea industriale e della cementificazione”.

“Tornando alla mia passione – continua PisanielloIo sono autodidatta, tutto è arrivato da mia madre. Basti pensare che io sono un geometra che si è fermato dopo due anni di ingegneria, quello che sono oggi è arrivato tutta dalla fame di curiosità. Viaggiando. Girando i ristoranti magari frequentando anche i salotti buoni”.

Pisaniello dopo un lungo trascorso tra viaggi, ristoranti e soprattutto idee lungimiranti lancia un chiaro messaggio anche ai giovani, o meglio chi si vuole avvicinare a questo mondo: “Bisogna avere, innanzitutto le capacità per poter affrontare questo lavoro – afferma – Mi spiego, bisogna stare bene di salute. E’ un lavoro abbastanza pesante, stressante. Ma la prima cosa è avere passione per questo lavoro, impegna molto tempo. Quando gli altri si divertono, noi lavoriamo. Per diventare un grande chef serve passione, ma soprattutto essere affamati di sapere. Avere una mentalità aperta, contaminarsi con il mondo ma non fermarsi solo nella “bolla di vetro”, vivendo con poca acqua e con un solo pesciolino che sei tu non va bene. E’ importante viaggiare, capire ma soprattutto avere un dialogo con questo mondo. Solo attraverso la conoscenza, possiamo capire quale può essere la nostra direzione”.