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Clamoroso colpo di scena nel finale del Processo Aste Ok. Al termine di una Camera di consiglio durata 23 ore, il collegio giudicante della Corte d’Assise del tribunale di Avellino presieduto dal giudice Roberto Melone ha ritenuto di dover “riscrivere” la storia del processo: secondo i magistrati famiglie Forte e Aprile, assieme a Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Damiano Genovese, Beniamino Pagano, Gianluca Formisano e Antonio Barone (questi ultimi due con un ruolo minore rispetto agli altri) avevano dato vita a una associazione criminale di stampo camorristico autonoma che si occupava esclusivamente di aste giudiziarie, e svincolata dunque dal Nuovo Clan Partenio.

Una modifica sostanziale, perché dopo la lettura dell’ordinanza i giudici hanno rinviato gli atti del processo alla Procura, che sulla base di questa nuova lettura dei fatti dovrà iniziare un nuovo processo, riformulando i capi d’accusa.

Per queste ragioni le esigenze di custodia cautelare, che erano abbinate alle precedenti ipotesi di reato contestate, sono venute meno e per questo i giudici hanno scarcerato e rimesso in libertà Armando Aprile, Livia Forte, Gianluca Formisano, Antonio Barone, Damiano Genovese e Beniamino Pagano (Galdieri e Dello Russo restano in carcere per le misure cautelari del filone principale del processo contro il Nuovo Clan Partenio, quello su usura ed estorsioni).

Di seguito il commento dell’avvocato Gaetano Aufiero, difensore di Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo:
“Ieri sera si è concluso il processo “Aste ok”. Credo sia il caso di fare alcune necessarie precisazioni, anche perché le prime dichiarazioni a caldo non mi sembra abbiano dato un grande contributo di chiarezza.
La verità è che l’ipotesi accusatoria è stata clamorosamente respinta e ritenuta non provata.

Il senso ( e la sintesi ) dell’ordinanza del tribunale è questo: dopo più di 80 udienze e dopo un dibattimento di 2 anni e mezzo il pm non ha dimostrato l’associazione che contestava, gli imputati non erano partecipi o promotori della presunta associazione denominata Nuovo Clan Partenio che è stata giudicata nell’ambito dell’altro processo.

Il tribunale ha espressamente detto che tutto ciò che è stato provato nell’ambito dell’altro processo non è stato altresì provato in questo processo.
Ed in questo processo, secondo l’ordinanza di ieri, è stata provata l’esistenza di altra associazione che aveva come esclusiva attività criminale la turbativa delle aste e le estorsioni di carattere ambientale collegate alle stesse procedure esecutive turbate.

E, quindi, occorre rifare ( meglio, fare ) un nuovo processo che dovrà eventualmente accertare se effettivamente nel dicembre 2018 e per pochi mesi fino a giugno 2019 operò in Avellino una diversa compagine associativa, parallela e comunque diversa da quella già oggetto di sentenza che aveva in Galdieri Nicola e Dello Russo Carlo i componenti “in comune “.

È evidente che il nuovo processo, esclusa l’ipotesi accusatoria formulata fino a ieri e per la quale ci sono stati diversi imputati detenuti per 3 anni e mezzo ( come se nulla fosse mi permetto di aggiungere ) , dovrà valutare se sia configurabile un’associazione di stampo mafioso dedita esclusivamente alla gestione delle aste giudiziarie non in un regime di monopolio come fantasiosamente contestato nel processo concluso ieri ma alla gestione di 13 aste giudiziarie su un totale di circa centinaia di procedure esecutive regolarmente concluse nello stesso periodo storico.

È evidente che sarà un processo che avrà un tema di prova del tutto diverso, perché una cosa è dire che una preesistente organizzazione mafiosa che secondo l’accusa consumava anche altri reati e che aveva un controllo del territorio si è interessata ad un certo punto anche di aste giudiziarie ( ed era l’accusa formulata nel processo ma severamente respinta dal tribunale di Avellino), ma tutt’altra cosa è sostenere e provare che per alcuni mesi ( non più di 6 ) si formò una nuova cellula mafiosa che si interessò di aste giudiziarie, in quanto sarà più difficile provare la sussistenza di tutti gli elementi di un’associazione mafiosa per come contemplati dall’art. 416 bis e per come sviluppati dalla giurisprudenza.

Peraltro, l’ordinanza di ieri che di fatto ha concluso il processo “Aste ok” e che potrebbe aprire le porte di un altro processo per associazione mafiosa mal si concilia ( anzi, per vero non si concilia affatto) con la sentenza che ha concluso il primo grado del processo del cosiddetto Nuovo Clan Partenio, perché in quella sentenza, al vaglio della Corte di appello di Napoli, c’è scritto, contrariamente a quanto ritenuto con l’ordinanza di ieri sera, che quella ritenuta associazione si interessò ad un certo punto anche di aste giudiziarie, mentre l’ordinanza che ieri ha tumulato l’ipotesi accusatoria ha detto che non fu il presunto Nuovo Clan Partenio ad interessarsi di aste ma una nuova associazione creata quasi ad hoc per le aste e che avrebbe operato per circa e soli 6 mesi.

Non so se ieri sia stato un successo della difesa o una buona affermazione dei difensori, ma di certo è stata una clamorosa e sonora bocciatura dell’ipotesi accusatoria ( e, mi si consenta, non abbiamo assistito a manifestazioni di giubilo e a soddisfatte pacche sulle spalle della pg presente in aula come discutibilmente avvenne lo scorso 11 luglio alla lettura del dispositivo di sentenza di condanna del Nuovo Clan Partenio): certo e incontestabile è che gli imputati tornano liberi dopo 3 anni e mezzo e che in carcere per quel tipo di accusa non dovevano andarci e tantomeno rimanerci per così tanto tempo ( e non dimenticando che un imputato, Forte Modestino, in carcere ci è morto, da innocente secondo l’ordinanza di ieri almeno rispetto alle accuse così come erroneamente formulate sempre ad avviso del tribunale e all’esito di un lungo dibattimento).

Si attenderà con estrema fiducia il nuovo eventuale processo”.