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 Coreografia, corpo, spazio, luce e architettura. La loro interazione è l’esperienza unica di Ra.I.D. Festivals 2023, la rassegna interregionale di danza contemporanea, realizzata con il sostegno del Comune di Solofra e il riconoscimento del MiC, pronta ad andare in scena, con 14 performance, tra produzioni nazionali e internazionali, progetti speciali e proposte di giovane danza d’autore, a firma di altrettante compagnie, da agosto a ottobre, in due luoghi dall’indubbio fascino e valore storico: il Chiostro Monumentale di S. Chiara e Palazzo Ducale Orsini di Solofra (AV).

Invariato il sottotitolo anche per l’edizione 2023: Dance Space Subjectivity, perché l’idea è di far danzare lo spazio, per darne una visione complessa, diversificata e integrata nei corpi e nelle energie che lo attraversano, attivando un’interazione tra i luoghi e le persone che lo abitano.
Si comincia sabato 26 agosto alle 20.30 al Chiostro di S. Chiara in via Regina Margherita (qui seguiranno tre appuntamenti prima di spostarsi a Palazzo Ducale). Inaugurano Ra.I.D. Festivals 2023 due compagnie sarde. Prima Oltrenotte in “Blue Sunday”, coreografie di Lucrezia Maimone. I danzatori e interpreti Arianna Berton e Lucrezia Maimone raccontano quella condizione di tristezza che assale le persone la domenica al pensiero di cominciare una nuova settimana lavorativa.

Due donne, in un duetto tragicomico, si trascinano in questo tempo dilatato che ricorda una vacanza ma tende pericolosamente verso il quotidiano. A seguire la Compagnia Estemporada in “Lo Stato della Materia #ilmutaforme”. Trentasette minuti di performance, un assolo di Noemi Sanna su musiche di Ezio Bosso, che coinvolge il pubblico fin dall’ingresso al botteghino. Lo spettacolo è una vera e propria installazione danzata, fatta di coreografie, luci, videomapping e suoni in surround in cui il pubblico si ritrova partecipe e coinvolto. “#ilmutaforme” nasce da una profonda rielaborazione de “Lo stato della materia”, collaudata composizione in cui la regia e le coreografie di Livia Lepri indagano il mistero del passaggio dalla vita alla morte.

TUTTE LE DATE
Il Festival prosegue l’1 settembre con la lecture performance “La conoscenza della non conoscenza” di e con Adriana Borriello, nata ad Avellino e diplomata al Mudra di Maurice Béjart a Bruxelles. Nell’alternanza tra verbo e corpo, scivolando, saltellando, rimbalzando continuamente dalla parola al movimento, dal movimento alla parola e dalla descrizione letterale all’evocazione poetica, si dipana il filo del discorso. In compagnia delle danzatrici Donatella Morrone e Ilenia Romano il trio condivide questo gioco col pubblico, esplicitando le proprie regole e i propri strumenti, che, nell’attuazione, si rivela ogni volta uguale, diverso, nuovo, oltre e dentro le norme che lo regolano.
Il giorno successivo, 2 settembre, il Balletto di Roma, 63 anni di attività produttiva, in Italia e all’estero, volta alla preservazione del repertorio e al rinnovamento dello stesso, attraverso il sostegno della creatività coreografica e il mantenimento del livello tecnico e interpretativo dei danzatori. La compagine danza “Premiere”, uno spettacolo di Andrea Costanzo Martin che celebra il piacere del danzare senza secondi fini. È un rito che mette il corpo e il desiderio di muoversi al centro del discorso. Senza prendersi troppo sul serio. Un invito a posare le armi e a lasciarsi incantare.

L’8 settembre doppia e ultima performance al Chiostro di Santa Chiara. In scena prima la Compagnia siciliana Petranuradanza nella produzione Megakles Ballet “Sciara”, coreografie e regia di Salvatore Romania e Laura Odierna. Sciara, ovvero genesi, è un quadro shortime tratto dall’opera completa di “Sciara.2”. Un filo invisibile unisce l’uomo e la Terra, un flusso unico che nasce e cresce insieme, in cui il corpo è lo strumento che consente di mantenere salda l’unione tra questi due poli in un rapporto simbiotico e nello stesso tempo autonomo. Subito dopo “Mala tempora” di Tiziana Petrone (di Solofra), performance di teatro danza che focalizza la sua attenzione sul tempo e l’errore umano di deformarne il concetto Per raggiungere la propria eternità. Lo ha adeguato alle esigenze della catena di montaggio, riducendolo a misura della produzione industriale. Lo ha compresso fino ad azzerarlo, rendendo tutto più veloce e immediato.

Il 30 settembre ci si sposta a Palazzo Ducale Orsini per assistere a “Empty Bodies”, coreografia di Karolina Kroczak del Teatr Tańca Zawirowania di Varsavia che porta in scena tre danzatori in rappresentanza di tre generazioni. La performance unisce la danza contemporanea alla videoproiezione. È una impression sulla vita di tre donne, sulle loro esperienze, sui rapporti con gli altri e sul rapporto con i loro corpi.

L’1 ottobre Emmanuel Ndefo, artista nigeriano, in “Traces of Ectacy”. All’interno di un’installazione in una camera da letto, due uomini tentano di esplorare ciò che costituisce il limite dell’intimità maschile e se ciò sia mai possibile. Durante lo spettacolo, il pubblico entra nell’azione che attinge a fantasie represse di contatto omosessuale, un modo per trasgredire i vincoli culturali imposti agli uomini in Nigeria.

Il 7 ottobre la Compagnia de L’Aquila, Gruppo Emotion, unica realtà di produzione della danza in Abruzzo finanziata dal Ministero della Cultura, in “Giru Giru”, processo creativo per la regia e coreografia di Francesca La Cava sulle musiche originali di Alessandro Olla.

L’8 ottobre Ersilia Danza, Compagnia casertana, in “Coppelia”, regia e coreografie di Laura Corradi, con Midori Watanabe e Carlotta Plebs. In contrapposizione i due personaggi femminili, Swanilda e Coppelia, la donna reale pervasa di emozioni, accecata dalla gelosia, istintiva e irruente, vittima di ogni possibile fragilità umana, e la bambola meccanica, perfetta, che non può perdere mai il controllo proprio perché è un robot, bella e algida.

Il 13 ottobre tocca alla Compagnia napoletana Movimento Danza, una delle prime e più longeve esperienze italiane di danza contemporanea, in “Il canto delle mani” di Gabriella Stazio. Una coreografia in cui contaminazioni, connessioni, moltiplicazioni, sovrapposizioni e presenze simultanee convivano nel medesimo spazio/tempo. Il ritmo della danza si gioca in un susseguirsi di immagini che si compongono e si scompongono in una linea di continuità non tanto logica, quanto analogica. Subito dopo la Compagnia romana Atacama in “Anime”, coreografia di Patrizia Cavola e Ivan Tru. L’input di questa creazione è il concetto di abitare, partendo dalla relazione che l’essere umano instaura con lo spazio che abita e studiando, al tempo stesso, l’influenza che la storia e le caratteristiche del luogo hanno sulla persona che lo attraversa. L’abitare come condizione essenziale dell’esistenza umana che non è solo uno stare, ma anzitutto un esserci. La Poesia del luogo in dialogo con la Poesia del corpo. Una creazione che trova la sua identità nel site specific.

Il 22 ottobre ancora una Compagnia napoletana, Art Garage, in “Ipazìa” di Emma Cianchi e Laura Matano, con musiche originali di Andrea Grossi e lavoro interpretato da oltre 10 danzatori sulla scena. Ispirato a Ipàzia, matematica, astronoma e filosofa greca antica, il lavoro gira intorno a “energia, spazio, piccolo e grande movimento.Un lavoro corale.

Chiude l’edizione 2023, il 22 ottobre, la Compagnia marchigiana di danza professionale Hunt in “Hikikomori”, parola giapponese che significa “stare da parte”. E’ composta da due parole HIKU “spingere” e KOMORU “fuggire”. “Hikikomori un solo per 4” indaga i processi emotivi e psicologici dell’isolamento sociale, il disagio e il dissenso in risposta ad una società sempre più competitiva, conformista e pressante, sempre meno attenta alla dimensione umana.