- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Monta la protesta dopo l’ordinanza del presidente Domenico Gambacorta che autorizza in via temporanea all’esercizio della trasferenza e allo stoccaggio della frazione organica dei rifiuti presso lo Stir di Pianodardine. I cittadini dell’associazione “Salviamo la Valle del Sabato” non si fidano. La loro interpretazione dei fatti è diversa rispetto a quella della Provincia. In pratica Gambacorta sostiene di aver firmato un provvedimento con il quale “viene ripristinato il servizio già effettuato tra agosto 2016 e febbraio 2017 nell’impianto del nucleo industriale di Avellino”. E assicura: “In sede di conferenza dei servizi sono stati acquisiti i pareri di competenza di Arpac e Asl, a cui sarà demandato il monitoraggio e il controllo al fine di assicurare e garantire un adeguato livello di tutela della salute e dell’ambiente”. Il presidente ci tiene precisare come sia stato “acquisito anche il parere favorevole dell’Ente d’Ambito per la gestione del servizio rifiuti, presieduto dal sindaco di Montefredane, Valentino Tropeano”.
L’ordinanza consente alla società IrpiniAmbiente Spa di riprendere “l’attività regolare di raccolta della frazione organica dei rifiuti, chiudendo la fase emergenziale con i trasferimenti presso l’impianto Gesco di Giffoni Valle Piana (Salerno). In questo modo – sostengono dalla Provincia – si eviteranno aggravi sui costi di smaltimento e si scongiureranno disagi alla popolazione nel periodo estivo, quando aumenteranno le presenze di turisti in provincia di Avellino con una conseguente crescita della produzione dei rifiuti anche per bar e ristoranti”.
L’associazione dei cittadini Salviamo la Valle del Sabato la vede diversamente: “L’ordinanza è stata preparata con la conferenza dei servizi del 13 giugno c.a. A tale conferenza hanno partecipato Provincia, Irpiniambiente, ASL, Arpac e Ato. Avremmo gradito un invito che non c’è stato, ma per noi è molto grave l’assenza del Comune di Avellino”.
In secondo luogo, i residenti di una delle aree più inquinate dell’Irpinia, si domandano perché “nella conferenza del 15 giugno è stata rinviata la valutazione del progetto di bonifica dello Stir per ulteriori approfondimenti a seguito dei rilievi mossi da noi (prendendo spunto dal parere dell’ISS), mentre due giorni prima Arpac certifica il nulla osta alla trasferenza. Arpac farebbe bene a far capire quali criteri utilizza per esprimere pareri curiosamente contrapposti”.
Dalla Valle Sabato ricordano che “contrariamente a quanto si era detto, i quantitativi di umido che arriveranno allo Stir sono gli stessi delle tre ordinanze precedenti. Le 700 tonnellate a settimana corrispondono alle 100 tonnellate al giorno precedentemente previste. Si gioca un po’ con le parole”. E ancora: “Le precedenti ordinanze avevano una durata di 45 giorni le prime due e di 90 la terza. Quella odierna ha invece una durata di 180 giorni. Il provvisorio assume sempre più le caratteristiche del permanente”.
Arpac e Asl sono deputati al controllo (punto 10 dell’ordinanza): “Chiederemo conto delle risultanze dei controlli”, assicurano i cittadini.
La vicenda Stir, a nostro parere, – concludono – mette in evidenza come in tanti anni il sistema della raccolta e smaltimento dei rifiuti non abbia prodotto nulla di positivo e di efficiente. Dopo un anno non si fa altro che tornare allo Stir (contaminato), senza nessuno sforzo di trovare altre soluzioni finalizzate ad alleggerire un’area satura, esausta, tramortita da anni di incuria e abbandono. Controlleremo, verificheremo, ci opporremo”.
Intanto si autoorganizzano pure per gestire i rifiuti: “vista la gestione recente e passata, non nutriamo alcuna fiducia in chi dovrebbe affrontare e risolvere il problema rifiuti in questa provincia, invitiamo, laddove possibile (pensiamo alle realtà di tanti piccoli paesi e alle campagne), a non consegnare l’umido ma a sversarlo in compostiere domestiche. Ciò contribuirà a risolvere il problema e ad alleggerire il costo della bolletta”.