- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

 

Una cerimonia intima e commossa, quella che si è tenuta questa mattina nella Chiesa della Santissima trinità di Avellino, per ricordare il prefetto Antonio Manganelli a 11 anni dalla sua scomparsa.
Alla presenza di familiari, istituzioni militari e civili, è stato il questore di Avellino Pasquale Picone a ricordare quanto fatto dall’ex capo della Polizia di Stato italiana.

Un’icona per tutti, per me un esempio inarrivabile- ricorda Picone- Non avrei mai immaginato di trovarmi qui oggi. Come Questore, e soprattutto nel ricordare il prefetto Manganelli, il mio ex capo della Polizia.
Era profondamente legato a questa terra, così come lo sono io. È stato capace di sorridere anche nei momenti difficili e di chiedere scusa quando necessario. Era un uomo delle istituzioni, un grande investigatore e una persona che sapeva rapportarsi con la gente. Questo è il mio ricordo di lui. Dovevo dedicargli questo momento, anche se undici anni fa non avrei mai immaginato di farlo. Avrei preferito parlare di lui mentre era in vita e stargli vicino. Ma la vita ci riserva anche tragici momenti, e dobbiamo ricordare queste persone per andare avanti e costruire un futuro migliore”.

Manganelli ha lasciato tanto alla Polizia di Stato, come continua ad osservare il Questore: “Prima di tutto, ci ha fornito un metodo di lavoro che parte dal soddisfare i bisogni della gente. Noi siamo qui per servire la comunità, e dobbiamo tenerlo sempre presente. Entriamo nella Polizia per essere poliziotti, ma è la passione per questo lavoro che ci guida, e io, a 56 anni, continuo ad averla. Dopo il mio servizio, mi dedicherò al sociale, perché è una continuazione naturale del nostro impegno verso la comunità.

E sul motto della Polizia “esserci sempre“: “Dobbiamo dare contenuto a questo motto. Non basta dire di essere presenti, dobbiamo dimostrarlo con le nostre azioni quotidiane. Il Questore è responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica nella provincia, e ciò implica realizzare gli obiettivi politici stabiliti dal Ministro dell’Interno e seguire le direttive del capo della polizia. È un compito che richiede impegno costante, non solo slogan”.