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“Siamo ancora in attesa. La burocrazia è il nostro nemico. Basta parlare, bisogna passare ai fatti. Presto si sbloccherà tutto. Non abbiamo avuto niente. Da due anni è tutto fermo e sulla messa in sicurezza della zona, nulla è stato fatto”. Sono queste le parole pronunciate da uno dei tanti residenti, coltivatori diretti, piccoli imprenditori che a causa dell’alluvione del 2015 hanno subito gravissimi danni alle abitazioni, ai terreni, alle attività commerciali e che ad oggi, a distanza di due anni da quell’evento straordinario, lamentano il ritardo negli indennizzi e l’assoluta paralisi per quanto riguarda i lavori per la messa in sicurezza della zona.

Cittadini vittime del fango e dei detriti trascinati dall’esondazione del fiume Calore ma anche degli ostacoli istituzionali, delle lungaggini e lentezze croniche della burocrazia e delle tante parole e promesse politiche ascoltate durante questi mesi. Finanziamenti governativi, regionali, provinciali che finalmente paiono essere giunti a destinazione, almeno quelli destinati ai privati cittadini che avevano subito danni alle abitazioni. Anche per le imprese, però, gli iter per le procedure di assegnazione, i rilievi del caso, le carte bollate sembrano finalmente conclusi dopo l’ulteriore stanziamento di un Fondo Regionale di 20 milioni di euro divisi in 10 milioni alle grandi imprese, 5 milioni a medie e 5 milioni piccole e micro imprese.

Una prima risposta alle imprese beneventane, esasperate dalla lunga attesa e in alcuni casi messe in ginocchio dall’alluvione e da un intervento pubblico tardivo. Lo stesso Presidente di Confindustria Benevento, Filippo Liverini, nel commentare l’intervento affermò: “Risorse importanti ma l’importo è ancora troppo esiguo se commisurato alle centinaia di migliaia di euro di danni subiti dalle nostre imprese e censiti dal commissario”.

Ricordiamo che la ricognizione dei danni effettuata dal commissario delegato all’emergenza, Giuseppe Grimaldi, era pari a 1,113 miliardi; 760 milioni i danni a opere e strutture pubbliche, 281 quelli registrati dalle attività produttive; 72 milioni quelli riportati da altri soggetti privati.

La speranza è l’ultima a morire e allora ecco che 5 giorni prima del secondo anniversario dell’alluvione di Benevento, la dichiarazione del sottosegretario alle infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, che confermava, per le imprese alluvionate, un intervento da 43 milioni di euro destinati al ripristino strutturale e funzionale degli immobili danneggiati: “Stanno arrivando”.

Alla provincia di Benevento, invece? Quei 32 milioni dal Governo per ristrutturare le infrastrutture e far ripartire i servizi essenziali. E ancora, il mezzo milione di euro impegnato dalla Camera di Commercio a favore delle piccole e medie imprese. E poi i privati che, ancora secondo le parole di Del Basso De Caro: “hanno già ricevuto l’indennizzo a fondo perduto, nonostante vi sia stata una corrente di pensiero che sosteneva che si trattasse di un prestito da restituire”.

Perfetto. Tanti soldi, dunque, per far ripartire attività agricole, industriali e commerciali ma non per ridare serenità ai residenti delle zone colpite da quello straordinario evento. Perché se qualcosa è stato fatto e si farà per ripagare i danni ai privati e per sistemare le abitazioni, nulla si è mosso per la messa in sicurezza delle zone colpite, niente si è progettato per evitare un nuovo 15/10/15. Detriti e discariche abusive sotto i cavalcavia, alveo del fiume non ripulito, zero soluzioni per risolvere un problema che non si affronta nel merito. Intanto tra poco, proprio a Contrada Pantano, i vertici del PD sannita, rappresentati dal sottosegretario Del Basso De Caro e dal Presidente della Provincia Ricci, incontreranno i residenti a due anni da quell’alluvione. Si prospetta un incontro di promesse e buoni propositi. Vedremo.

“Intanto quando piove qui non si dorme, tutti abbiamo paura e quando pochi giorni fa c’è stata l’allerta arancione per il maltempo siamo stati tutti molto preoccupati. Il problema esiste ancora e più andiamo avanti senza intervenire, più si rischia. Quando piove l’acqua fuoriesce a causa del livello altissimo del fiume. C’è bisogno di una pulizia dell’alveo dagli alberi per far defluire correttamente l’acqua”.

Parlava così, solo un mese fa, un agricoltore di Contrada Pantano in attesa dei fondi PSR. Riceverà gli indennizzi, potrà ricostruire la serra e ripartire con il suo lavoro ma con quale spirito, con quale serenità, con quale sicurezza? Nessuna.