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L’Alto Calore sinonimo di efficienza non lo è mai stata. E la storia che stiamo per portare alla vostra attenzione è l’ennesimo episodio di quella quotidiana sciatteria a cui la società di corso Europa ci ha abituato. Purtroppo. Ma ha comunque dell’incredibile.

Una storia che meritava di essere raccontata qualche settimana fa, quando l’acqua nelle case mancava e l’Alto Calore si appellava al senso di responsabilità di amministrazioni e cittadini per un uso parsimonioso della preziosa risorsa.

Fai quello che il prete dice e non quello che il prete fa – il saggio insegnamento di un proverbio che oggi torna quanto mai attuale.

Perché mentre Alto Calore da un lato ci chiedeva di evitare sprechi e sperperi di acqua, dall’altro faceva spallucce dinanzi a una perdita enorme, più volte segnalata, denunciata.

Angela De Martini, sfortunata protagonista della vicenda, non sa più a che santo votarsi per essere ascoltata. E’ proprietaria di un appezzamento di terra al confine tra il territorio di Fragneto L’Abate e Pesco Sannita. Un fondo delimitato, nella parte a valle, dalla strada statale che conduce a San Marco dei Cavoti.

Per sua sventura, il terreno ospita una grossa tubazione di carico di acqua potabile, interessata da una perdita di grosse dimensioni, visibile da lontano, anche perché l’acqua si riversa nella cunetta convogliatrice ai lati della strada. E non da oggi e nemmeno da ieri, considerato che prima la perdita ricadeva dall’altra parte del confine, su di un appezzamento di proprietà della sorella di Angela.

“Più volte – racconta Angela – mi sono confrontata con Alto Calore. Sono stati eseguiti anche degli interventi manutentivi ma inutili: la perdita è ancora lì. E dunque non se ne interessano più. Dicono che servirebbe un intervento strutturale ma la Regione Campania non lo finanzia. Il tubo continua a perdere, l’acqua scorre copiosa e nessuno fa niente: incredibile”.

Inevitabile, considerati i danni determinati dalla perdita, il ricorso alle vie giudiziarie. Il procedimento è ancora nella fase iniziale con l’Alto Calore che evidenzia la propria posizione di mera società manutentrice della condotta in quanto la proprietà dell’acquedotto è in capo alla Regione Campania. D’altronde, in una storia molto italiana, non poteva certo mancare il gioco del rimpallo delle responsabilità.

Non si può accettare una perdita d’acqua di quelle dimensioni – sottolinea Angela. Così come è inaccettabile l’atteggiamento dell’Alto Calore che dinanzi a un problema serio risponde con arroganza ed indifferenza”.

Una condizione di impotenza, un sentimento di rabbia e frustrazione, di facile e immediata comprensione qui nel Sannio, terra abituata – ma non rassegnata – ad assistere agli innumerevoli capolavori firmati Alto Calore, protagonista assoluta di una estate da dimenticare.