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Benevento – “Per valorizzare il territorio sannita e i suoi prodotti tipici, a capo di una confederazione agricola provinciale, sono stato sottoposto a titolo personale a una gogna mediatica e un calvario giudiziario durato cinque anni cui, oggi, la Giustizia ha scritto la parola fine”.

Così l’ex Presidente provinciale di Confagricoltura Benevento, Andrea Postiglione Coppola, titolare della più grande azienda agricola della provincia di Benevento, e per anni a capo della confederazione agricola, commenta l’assoluzione con formula piena pronunciata oggi dal Tribunale di Benevento. Il Gup Flavio Cusani ha infatti rigettato le accuse di “truffa e malversazione” di fondi comunitari destinati al progetto di internazionalizzazione dei vini del Sannio, denominato “Visas”.

Tale programma di investimenti, presentato dalla Confagricoltura, di cui ero presidente e quindi legale rappresentante,  – chiarisce Postiglione Coppola – era destinato a promuovere i vini ‘aglianico’ e ‘falanghina’ sul mercato cinese. Questa azione promozionale, che tutt’ora consente a decine di imprese del Sannio di esportare vino in Cina, è stata messa in discussione da una lettera anonima causando i provvedimenti restrittivi da parte degli inquirenti nei miei confronti, per il semplice fatto di aver presentato il progetto in veste di presidente dell’associazione agricola”. “Pur non avendo beneficiato di un solo euro del progetto, sia in veste di consulente che di imprenditore, – continua Postiglione – per anni ho dovuto difendere me stesso e la Confagricoltura, che non ha ritenuto doversi costituirsi in giudizio, subendo il sequestro di beni mobili ed immobili personali, danni economici e di immagine incalcolabili, per i quali oggi, alla luce di una sentenza chiara, mi chiedo chi ne dovrà rispondere”.

Per correttezza dell’informazione – aggiunge ancora Postiglione – nel corso del processo ho evidenziato che le vicende giudiziarie che mi hanno interessato sono scaturite in seguito a una mia denuncia di scempio ambientale nei confronti di un imprenditore minerario che pretendeva di riempire gli scavi effettuati con sostanze inquinanti interessando anche i miei terreni, il tutto con autorizzazioni e connivenza di pubblici funzionari, come riportato correttamente dal Rapporto dell’Attività Nazionale dell’Antimafia (Anno 2014)”. “Il rammarico – dice ancora l’ex Presidente di Confagricoltura – è che la mia azienda è passata dall’essere il primo contribuente in agricoltura della provincia di Benevento ad una azienda che stenta a rimanere aperta e iscritta alla Camera di Commercio. Il sottoscritto, inoltre, è stato costretto a rinunciare a prestigiosi incarichi professionali e sindacali a livello provinciale, regionale e nazionale”.

E, in chiusura: “Chi mi ripagherà di questo calvario iniziato con una semplice lettera anonima? A chi dava fastidio la mia crescita politico sindacale? Quale programma speculativo è stato bloccato con la mia denuncia a tutela dell’ambiente? Mi auguro che in futuro in un Paese civile, come è il nostro, chi ha il coraggio di denunciare le malefatte o illeciti comportamenti, soprattutto se riguardano la pubblica amministrazione, da accusatore non venga trasformato in imputato. Ringrazio la mia famiglia e i pochi amici che, in questi anni bui, mi sono stati vicini aiutandomi a non arrendermi e ad avere fiducia nella Giustizia”.