La vicenda della non potabilità dell’acqua in tante zone e quartieri di Benevento a causa del rilevamento di Tetracloroetilene oltre la soglia di tollerenza in alcune analisi di laboratorio ha logicamente scosso la cittadinanza e smosso anche l’opposizione consiliare che in attesa, come tutti, di caprie meglio la situazione accaduta sul far della sera di ieri, ha iniziato a far sentire la proprio voce sui social o con apposite note.
Luigi Diego Perifano, consigliere per Città Aperta e leader dell’opposizione, ha scritto su Facebook: “Metà città senza acqua potabile. È da un anno e mezzo che, accompagnando il tenace impegno dell’associazione Altrabenevento, denunciamo la insostenibile situazione per la quale tanti beneventani continuano a bere l’acqua dei pozzi di Pezzapiana. Passerà anche quest’altra emergenza senza mettere mano alla soluzione del problema?”
Gli ha fatto eco anche Giovanna Megna, consigliere di Civico22. “Come si potrebbe commentare la notizia che si è abbattuta stasera sulla città? Direi semplicemente “giù la maschera”. E finalmente visto che da anni Altrabenevento denuncia, le sollecitazioni in commissione pure sono cadute nel vuoto. Insomma, arriva la terza batosta, dopo qualità della vita e ambiente, questa è ancora più grave. – ha dapprima scritto la Megna, proseguendo poi – C’è una sola cosa che si può fare in questi casi, per riparare in piccola parte al disastro ed è gestirlo. Non lasciare da soli i cittadini, evitare il panico, per quanto possibile. E c’è un solo modo per farlo, comunicare. E invece bombardati da qualsiasi stupidaggine a mezzo social, tempestati dall’uso distorto e propagandistico del canale telefonico delle emergenze, da ore siamo piombati nel silenzio. O peggio, nell’ambiguità. Che significa “uso potabile”? Ci si può lavare? Si può usare l’acqua per cucinare? Che significa temporaneo, quanto tempo? Come verrà organizzata la distribuzione con le auto botti? Che tipo di precauzioni bisogna avere con i soggetti fragili? E le attività come bar e ristoranti? Una sola cosa dovete fare, comunicare”.
Anche Fratelli d’Italia con il dirigente provinciale Domenico Giglio ha detto la sua: “In un giorno a caso di questo grigio novembre, ci ritroviamo catapultati in un luogo esotico dove è possibile bere solo acqua in bottiglia, apprendendo la notizia che l’acqua di alcune zone della città (le più popolose) è divenuta non più potabile. Tutto ciò non è ammissibile in un Paese occidentale, gli utenti della “zona bassa” si approviggionano dai pozzi di Pezzapiana, già noti da tempo per il problema del tetacloroetilene e anche se pagano le bollette come tutti gli altri (forniti dal Biferno) ricevono un discrimine sul servizio, ritrovandosi nelle loro case acqua non più salubre per il consumo umano. Immagino lo sgomento di tante persone magari anziane, che da sempre hanno preferito usare acqua del rubinetto invece che bottiglie per non trasportare pesanti casse su per le scale, o chi per motivi etici ed ecologici, preferisce usare acqua di rubinetto per evitare di produrre altri rifiuti plastici. Mi auguro che arrivino risposte celeri e una risoluzione definitiva”.
Per la Lega, invece, a intervenire sono il coordinatore provinciale Luigi Bocchino e il segretario cittadino Alberto Mignone: “Un fulmine a ciel sereno per i cittadini l’ordinanza di inutilizzo dell’acqua a fini potabili per la maggior parte del territorio comunale, ma certamente una non notizia sia per la GESESA, società che gestisce il servizio idrico a Benevento dal 1992, sia per l’amministrazione comunale. La vicenda tretracloroetilene infatti tiene banco da alcuni anni e nonostante le rassicurazioni non se ne vien e a capo. Ma questa volta assume aspetti drammatici, se neanche l’utilizzo a seguito di bollitura è possibile! Eppure solo il 25 ottobre scorso è stata presentata dal nostro rappresentante in Consiglio Comunale interrogazione urgente, ma inascoltata, proprio in relazione alla mancata effettuazione dei necessari ulteriori accertamenti ed esami per procedere finalmente alla bonifica della falda acquifera contaminata da tetracloroetilene, che serve il Rione Libertà, il Rione Ferrovia ed il Centro Storico e zone limitrofe, oggi tra quelle colpite dall’ordinanza sindacale. Oltretutto già nel Giugno 2019 il Sindaco comunicava la imminente fornitura di acqua dai pozzi di San Salvatore Telesino che, invece, a quanto pare, non sono stati ancora completati, nonostante i finanziamenti ricevuti e nel successivo mese di Luglio 2019 si concludeva la prima fase del Piano di Caratterizzazione, imposto dalla Legge, che accertava la contaminazione della falda acquifera suddetta e veniva, pertanto, definito il programma della seconda fase che prevedeva ulteriori e più specifici accertamenti. Il documento veniva approvato dalla Regione Campania in data 31/07/2020 e prevedeva una serie di esami, controlli, prelievi, studi sulle cause dell’inquinamento, da effettuarsi entro il 31 Gennaio 2021. Ad oggi tale attività di controllo non è neppure cominciata, come confermato dalla Regione Campania, a quanto reso noto dall’amministrazione comunale perché “non sono stati stanziati i soldi necessari (pari ad €70.000) per gli accertamenti di competenza dell’ARPAC. E allora, da quanto tempo i cittadini sono realmente a contatto con la nociva sostanza? Come si scongiurerà il diffondersi di complicazioni da uso prolungato dell’acqua contaminata? Chi risarcirà gli esercenti delle zone colpite dal divieto di utilizzo ed i loro dipendenti per il disagio? Senza volere alimentare sterili polemiche in un momento così drammatico, non ci si può esimere dal domandarsi quali politiche abbiano perseguito nell’ambito delle risorse idriche della città il Sindaco Mastella, l’ex Presidente della Gesesa Abbate e quello attuale Russo e perché nonostante gli avvisi precedenti non si siano attivati, ciascuno per quanto di competenza, per la risoluzione della grave problematica. Se è una questiona economica, fa rabbia che vengono stanziati fondi pubblici per sagre ed eventi vari prima di impiegare le risorse per salvaguardare la salute dei cittadini: vergogna! Forse non sanno, oppure fingono di non sapere, che la Gesesa da quando è intervenuta Acea non ha speso un euro in investimenti e non dà conto di nulla. Anche rispetto alla vicenda in essere, come altre, è stranamente silente ed omissiva: basti controllare la prima pagina del sito web: la notizia non è neanche riportata! Se la “mission” di Gesesa è esclusivamente quella di fungere da “sponsor” dell’amministrazione comunale mediante accensione di qualche lampadina dinanzi a qualche monumento della città ovvero l’intervento nell’abbattimento di qualche obbrobrio manufatto e l’apposizione di un logo sulla maglia della squadra di calcio, non serve. Oltretutto mortifica i tanti dipendenti stimati e competenti dell’azienda, coinvolti incolpevolmente e loro malgrado in vicende che esulano dalla loro attività. Dignità e soprattutto senso di responsabilità vorrebbe che quantomeno il Presidente attuale di GESESA si dimettesse per acclarata incapacità e che il Comune intervenisse nei confronti del gestore del servizio idrico a muso duro, senza valutare tornaconti politici, per risolvere il problema definitamente e nell’esclusivo interesse dei cittadini, che ancora nel 2022 non meritano di diversi approvvigionare dalle autobotti come avveniva sessant’anni fa! Se poi non gli amministratori locali non hanno la capacità o la voglia di farlo, è inevitabile che gettino la spugna unitamente a chi hanno collocato al vertice dell’azienda inadempiente”.
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