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Lo sguardo limpido, il cuore aperto al dialogo, l’incoraggiamento sempre pronto. A vederlo così, Carlo Canna è la personificazione dell’antidivo. Il mediano d’apertura delle Fiamme Oro è stato ospite del Liceo Rummo di Benevento nell’ambito di un progetto sulle attività di primo soccorso sportivo. Gli studenti lo hanno accolto, lo hanno coccolato e anche stuzzicato, stimolati dalla curiosità di conoscere da vicino un campione che dalla provincia sannita è riuscito a spiccare il volo. Oltre cinquanta presenze con l’Italrugby, due Campionati del Mondo e svariati ‘Sei Nazioni’ all’attivo, Canna è una delle stelle più luminose dello sport sannita. Molti al suo posto si sarebbero forse montati la testa solo per un terzo dei traguardi raggiunti, ma lui ha l’aria di chi non ha alcuna voglia di uscire da una dimensione umana che gli calza a pennello e lo avvicina tanto alla gente. Compresi i ragazzi che gli chiedono autografi e selfie, ai quali risponde quasi imbarazzato.

L’incontro tra il rugbista trentenne e gli studenti del Rummo è andato ad arricchire un progetto nato tre mesi fa, quando trenta ragazzi delle classi seconde dell’indirizzo sportivo hanno avviato un corso che sta consentendo loro di apprendere nozioni fondamentali sul primo soccorso e sugli infortuni traumatici. Sono intervenuti il tutor del progetto, Pino Petito, il medico Enzo Rapuano – che ne ha curato i dettagli da esperto della Federazione Italiana Medici Sportivi – il segretario del Coni, Mario Collarile, e il presidente della Federazione Rugby Campania, Giuseppe Calicchio

Canna ha raccontato i momenti più emozionanti della sua carriera, dall’ingresso nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro (a soli 19 anni) al debutto in Nazionale (a 22), passando per le esperienze ai Campionati del Mondo e alle sfide con l’Inghilterra, il Sud Africa e le altre selezioni gloriose del mondo della palla ovale: “Quando mi sono ritrovato a entrare in uno stadio con ottantamila spettatori ho provato qualcosa di surreale – ha detto -, ma poi sono riuscito a pensare solo al campo proprio come facevo da ragazzino a Benevento”.

E dal Sannio è partita la sua storia: “Quando ero piccolo ho dovuto fare un bel po’ di rinunce. Il sabato sera non uscivo perché la mattina dovevo svegliarmi presto, c’era la partita e volevo dare il massimo. Ci ho sempre creduto, lo scrivevo anche nei temi di Italiano a scuola. Poi quando cresci e capisci che puoi stare a quei livello, vuoi sempre di più. Più si alza il livello e più è bello giocare”.

Da circa un anno non veste l’azzurro, ma neanche quando viene interrogato su un tema potenzialmente scomodo la sua umiltà vacilla: “Resto sempre un grande tifoso della Nazionale, ora è giusto fare largo a chi è più giovane di me, vuol dire che lo ha meritato. L’azzurro è sempre l’azzurro, ma bisogna anche accettare le decisioni”. Sul futuro non esclude un ritorno a casa: “Ho ancora tanti anni davanti, il mio sogno è vincere un trofeo a Roma con le Fiamme Oro, sarebbe la cosa più bella in assoluto. Più in là, ma molto più in là, mi piacerebbe tornare a Benevento, dove tutto è cominciato e dove c’è la mia famiglia”. 

Tantissimi i consigli dati ai ragazzi, esortati a “non trascurare la fase di riscaldamento” e a “credere sempre nelle proprie capacità affidandosi al lavoro quotidiano”. A un certo punto è sembrato che tutti pendessero dalle sue labbra. Alcuni di loro si sono trattenuti per il piacere di stare con lui ancora qualche minuto, percependo l’importanza di attingere dal suo esempio. “Conosco Carlo da quando era ancora un bambino – ha detto il presidente Giuseppe Calicchioe posso assicurare che oltre ad essere un giocatore di un’intelligenza fuori dal comune è un ragazzo pieno di valori”. Una tesi avvalorata dal dottor Rapuano, che ha prima parlato di prevenzione nel suo intervento e poi ha proiettato alle sue spalle alcuni degli scatti iconici della carriera di Canna, in lizza tra l’altro per il titolo di MVP del ‘Top 10’ 2022/23 insieme a Giovanni Montemauri del Rovigo e Scott Lyle del Petrarca. “La candidatura mi fa piacere, ma neanche una soddisfazione simile pareggerebbe il rammarico di non aver centrato i play off. Il rugby è uno sport di squadra – si è affrettato a precisare -. Ciò che conta sono i risultati che otteniamo insieme. Quest’anno siamo arrivati a un passo dalle semifinali, proveremo a rifarci nella prossima stagione”.