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Benevento – Si attendono il test del Dna e l’esame autoptico sul cadavere ritrovato carbonizzato all’interno di una Fiat Punto sul Monte Taburno il 4 maggio scorso. L’accertamento da parte del patologo forense sui martoriati resti consentirà di stabilire se effettivamente si tratta, come da più parti si presume, del ventiseienne Valentino Improta che risulta scomparso da mercoledì scorso da casa. L’ipotesi più accreditata al momento da parte degli inquirenti è che i poveri resti bruciati siano proprio quelli di Valentino: d’altra parte i Carabinieri, cui è affidata l’indagine,  e starebbero interrogando in queste ore parenti e amici della possibile vittima al fine di avere un quadro esatto dei suoi spostamenti nelle ultime ore. Il dato certo è che la Fiat Punto bruciata era di proprietà della mamma di Improta che aveva denunciato la scomparsa del figlio.

Il 26enne, peraltro, come noto, era stato raggiunto da un avviso di garanzia in relazione a una rapina, fruttata 350 euro, avvenuta lo scorso 10 aprile a Montesarchio nell’abitazione di due anziani e finita in tragedia. In quella circostanza rimase gravemente ferito l’83enne padrone di casa , colpito alla testa e ricoverato in Ospedale e morto dopo giorni di agonia all’Ospedale Rummo il  25 aprile, pochi giorni prima del macabro ritrovamento sul Monte Taburno.

Esiste un nesso tra i due eventi? Dna e autopsia forniranno indicazioni in merito. Ma se il corpo ritrovato dovesse realmente essere quello di Improta il nesso sarebbe automatico. Tra l’altro, ricordiamo che Improta, difeso dall’avvocato Federico Paolucci, proprio nella mattinata di venerdì avrebbe dovuto affrontare un primo passaggio importante della sua vicenda giudiziaria in ordine alla rapina: era in programma infatti l’udienza di conferimento dell’incarico ad un medico legale di Foggia per l’accertamento delle cause che hanno portato al decesso dell’83enne di Montesarchio.