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Castelvenere (Bn) – Dopo aver interamente dedicato alla pace la Festa dell’Adesione diocesana e approfondito il messaggio di papa Francesco nei due incontri della Scuola d’Impegno Socio-Politico, è sempre alta l’attenzione dell’Azione Cattolica diocesana e delle Azioni Cattoliche parrocchiali su questo valore irrinunciabile e necessario, ancora di più con un conflitto così violento e brutale che non accenna a terminare in Ucraina, alle porte dell’Italia e nel cuore dell’Europa. Senza dimenticare le numerose guerre ancora presenti in tutto il resto del mondo, che ci ricordano che se pace vuol dire somma di punti di vista diversi che convivono civilmente, che arricchiscono e creano ponti e non muri a partire proprio da quelle diversità, significa che non potrà mai esserci pace laddove le povertà e le disuguaglianze aumentano invece di diminuire, e laddove vengono sistematicamente calpestati i diritti umani. Ecco perché non bisogna mai smettere di pregare, invocare, riflettere e battersi per la pace. Non è solo doveroso, ma è giusto e necessario nella responsabilità di esseri umani e di credenti di costruire la pace. “Una preghiera che si fa gesto concreto e gesti concreti che sono, già di per sé, una salda preghiera”, affermano dal Centro Diocesano di AC. “Una preghiera, la nostra, sicuramente povera, ma molto insistente e sentita con la speranza nel cuore che, dappertutto, in ogni cuore, possa sempre abitare la pace, a partire dalla pace dentro di noi, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie, nei luoghi che viviamo”. A Durazzano l’AC ha approfondito il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2023 di papa Francesco, che, con la franchezza di sempre, ci chiede soprattutto di interrogarci sul nostro futuro e sulle nostre responsabilità, con la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che «il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo».

A Castelvenere nell’annuale Festa della Pace, quest’anno intitolata “Allenati alla Pace”, è stato rimarcato proprio il primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina e il drammatico e orribile conflitto armato che ne è seguito. A raccontare un pezzo di questa triste storia, al termine di una marcia per le strade del paese, la testimonianza di due ucraini, Viktor e Volodymyr, accolti da qualche settimana per motivi di salute dalla Caritas diocesana, tramite un corridoio umanitario. La pace necessita degli sforzi di tutti – ha sottolineato il presidente dell’AC Castelvenere Grazia Carlo – perché possa essere vissuta e realizzata. È una partita in cui nessuno può restare ai margini del campo, indifferente alla sofferenza….tutti siamo chiamati a giocare da titolari, a prenderci cura della pace nel nostro quotidiano, e quindi a prenderci cura di ogni persona”.

A Faicchio, nell’ultimo week-end, s’è evidenziata la necessità di non dimenticare e di ricordare l’orrore della seconda guerra mondiale, lo sterminio dei campi di concentramento nazisti, le carneficine e persecuzioni fasciste e i massacri delle foibe. Con “Nonno, raccontami della guerra!”, i giovani dell’AC hanno raccolto testimonianze dei propri concittadini di Faicchio nati tra il 1921 e il 1931, che si sono resi disponibili a raccontare quei terribili anni. Una serata molto toccante, donata con parole semplici ma ricche di significato, da chi la ferocia di quegli anni l’ha vissuta sulla propria pelle. E auspica di non riviverla e rivederla mai più, per credere e costruire sempre più il bene possibile in un mondo più equo e giusto. E’ la riflessione che hanno fatto gli Adulti, in un incontro diocesano tenutosi a Frasso Telesino che, partito dalla parabola del grano e della zizzania, ha visto poi vari laboratori di confronto sulle tante possibilità di bene possibile nelle persone, nella Chiesa e nell’AC. Avere uno sguardo altro e d’oltre, rinnovato e mai abitudinario o scontato, è stata la conclusione dell’incontro per non smettere mai di custodire tutti i segni e di piantare e diffondere, quotidianamente, tutti i semi di bene nella nostra vita. E non potrà mai esserci un bene possibile, e di questo bene fa parte certamente la pace, se non c’è dialogo, ascolto, solidarietà e cooperazione in nome della famiglia umana. Una famiglia umana che, per noi credenti, ha proprio in Cristo l’uomo nuovo a cui guardare, a cui ispirarsi. Ed ecco, quindi, che pensarsi alla luce del bene comune, con un senso comunitario, diventa, richiamando ancora una volta papa Francesco, «un noi aperto alla fraternità universale”.