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Benevento – Stamattina il Garante per i detenuti Samuele Ciambriello ha visitato il carcere di Benevento. Dopo alcuni colloqui effettuati in due sezioni maschili, ha visitato l’infermeria e, infine, il reparto femminile nel quale sono presenti 72 detenute di cui 17 “sex offenders“. Nella Casa Casa Circondariale di Benevento sono ristretti complessivamente 391 detenuti.

Dopo la visita Ciambriello ha dichiarato: “Le troppe lamentele sulla carenza di visite specialistiche, sul personale sanitario, sugli infermieri e su un reparto detentivo presso l’ospedale Rummo di Benevento, mi portano a concludere che i managers sanitari considerano la sanità penitenziaria come residuale. Benevento è l’unica provincia campana che non ha un presidio dedicato ad ospitare anche solo 4 o 5 detenuti in degenza, effettuare visite sanitarie ed eventuali operazioni. A proposito di sanità, ho visto due detenuti: il primo, Minic Uros, malato di tumore e il secondo, Cupido Diego, allettato e in sciopero della fame e di farmaci. Entrambi meriterebbero rispettivamente di stare in una struttura esterna al carcere e in un centro attrezzato”.

Il Garante ha avuto segnalazioni che nei giorni scorsi presso il carcere di Benevento ci sono stati momenti di “criticità interne“, proteste di detenuti, che riguardavano questioni sanitarie, pacchi per i colloqui, funzioni degli educatori penitenziari e alcuni provvedimenti disciplinari.

Ho apprezzato il ruolo svolto in questi giorni dalla Direttrice Carmen Campi, la quale si è recata in ogni sezione a discutere con i detenuti che, pur avendo un regime aperto, anche quelli di alta sicurezza, avevano iniziato varie forme di protesta“, continua il Garante, “così come mi sono reso conto, visitando la sezione femminile, che per 72 donne detenute ci sono appena 12 donne agenti su una pianta organica di 29. Poche. A volte solo due di loro in turno per tutta la sezione. Segnalerò alle autorità competenti questa grave lacuna, cosi come solleciterò il sindaco di Benevento Clemente Mastella a intensificare le corse degli autobus che collegano la città con il Carcere, per andare incontro alle necessità dei familiari in visita e alla stessa Polizia Penitenziaria“.