- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Sessantasette gol in giallorosso, nessuno come lui nella storia del Benevento. Giampiero Clemente a 44 anni continua a gonfiare la rete nella sua Sicilia. La scorsa stagione con oltre 30 centri ha trascinato alla promozione in Eccellenza il Resuttana San Lorenzo, squadra palermitana di cui da quest’anno è anche direttore sportivo. “Ma giuro che è l’ultimo, poi appendo gli scarpini al chiodo e mi trasferisco a tempo pieno dietro la scrivania”, dice il ‘pescatore di perle’ nella settimana di Benevento-Palermo. Per lui, 6 presenze in rosanero nella lontana stagione 1999/2000, un vero di incrocio del cuore. 
A smettere non ci aveva già provato nel 2014, quando accettò l’incarico nel settore giovanile del Benevento?
“E’ vero, ma era un’occasione a cui non potevo dire di no. All’inizio andò bene, fui promosso responsabile del settore giovanile. La stagione dopo finii ai margini in un periodo  confuso. La prima squadra ottenne la promozione in serie B con Auteri, ma per la gestione del vivaio furono mesi complessi”.

Serba qualche rimpianto?
“Ad essere sincero sì. Quando sposai il progetto coltivavo l’idea di rimanere a lungo, non dico a vita ma quasi. Col senno di poi dico che quella scelta mi ha accorciato la carriera. Avrei continuato a giocare, sarei stato in grado di fare almeno altre tre stagioni in Lega Pro”.
In effetti nei tabellini di gara tra i marcatori, la sua è ancora una presenza costante.
Mi diverto, per me il calcio è questo. Certo, il livello di Promozione ed Eccellenza non è paragonabile a quello di un campionato professionistico, ma ho ancora l’entusiasmo degli anni migliori”.
Si riferisce agli anni di Benevento?
“Principalmente a quelli, il periodo più bello della mia carriera da giocatore. Peccato non aver regalato un sogno alla città, lo avrebbe meritato ancor prima di quando lo ha realizzato”.
Quella corsa dopo il gol a Crotone resta indimenticabile. 
“Pensavo che con quel pari la B fosse ormai cosa fatta, invece al ritorno perdemmo. Dopo il gol allo Scida pensai alla gente del Rione Libertà, immaginai l’esplosione di gioia in città. Il ritorno lo saltai per squalifica, vidi la partita in Curva e fu ancora peggio. Le lacrime dei tifosi erano anche le mie, avevo il cuore a pezzi”.
Da sei anni è tornato a vivere a Palermo, che aria si respira in vista del Vigorito?
“Non è un buon momento. Nessuno si aspettava di perdere col Venezia e tutto sommato la sconfitta è stata immeritata. Non so cosa non stia funzionando e perché Corini non sia riuscito ancora a incidere. Bisognerebbe vivere lo spogliatoio. Di certo il Palermo per organico e progetto non può stare lì sotto in classifica. Lo stesso vale per il Benevento, che però, mi sembra in ripresa. Insieme al Perugia sono le squadre che seguo con più interesse”.

Brunori ha sbagliato due rigori consecutivi, che succede nella testa di un giocatore?
“Per fortuna non mi è mai capitato (ride), ma se mi fosse successo e fosse dipeso da me, sarei andato sul dischetto anche la terza volta. E’ anche vero che non gli sta girando nulla bene”

Nei giallorossi inizia a vedersi la mano di Cannavaro.
“Quando hai trascorso venti, trent’anni in spogliatoi importanti conosci alla perfezione ogni situazione, sai come gestirla. Cannavaro ha dalla sua questo tipo di esperienza. Mi auguro per lui e per la piazza che le cose possano migliorare”.
Sente ancora qualche amico di Benevento?
“Non raramente, mi capita sia con molti tifosi a cui sono rimasto legato che con qualche dirigente”.
Ora qual è il suo sogno?
“Fare ciò che ho fatto da calciatore, ma in una veste nuova, quella del direttore sportivo. Sono consapevole che si tratta una sfida difficile perché nel mondo del calcio contano gli sponsor e i soldi più di ogni altra cosa, ma voglio provarci”.