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Limatola (Bn) – Scatta la grana Consiglio Comunale a Limatola per un cambio di orario che mette la minoranza in una condizione di impossibilità a partecipare alla seduta di lunedì 12 settembre. Dopo sedute pomeridiane, arriva la convocazione alle 10 del mattina per discutere i 4 punti all’ordine del giorno e ascoltare le comunicazioni del sindaco Parisi. Si dovrà parlare dell’approvazione del documento unico di programmazione relativo al periodo 2022/2024, dell’approvazione dello schema di bilancio di previsione 2022/2024, dell’assestamento generale di bilancio e salvaguardia degli equilibri per l’esercizio 2022 e l’approvazione del regolamento comunale per il conferimento della cittadinanza onoraria. Tutti temi che non vedranno la minoranza nei banchi.

Una scelta senza senso – inizia Massimiliano Marotta, a capo del gruppo ‘A Limatola per Limatola’perchè non ci mette in condizioni di esserci”.

A questo punto, anche come forma di protesta, scatta la diserzione dell’aula da parte della minoranza

Si deve sapere che se non ci saremo sarà per una causa di forza maggiore. Si poteva fare quando erano tutti presenti. Mi meraviglio anche del Presidente del Consiglio Comunale perchè si è prestato a questa decisione. Definire come orario quello delle 10 significa dover scegliere tra il lavoro e la politica. Non possiamo fare a meno di portare avanti le nostre attività. Se ho udienza a quell’ora, posso mai chiedere lo spostamento per il Consiglio Comunale? Assolutamente no. Bastava un pizzico di buonsenso, basta capire che a quell’ora siamo impossibilitati per le nostre attività e per i nostri impegni. Insomma non ci voleva molto per capire che, come orario, è impraticabile”.

Non manca l’amarezza nel tono di Massimiliano Marotta, quello spirito di collaborazione per il paese viene meno di fronte a una decisione del genere.

Siamo stati aperti da subito al lavoro per il bene comune di Limatola, ad abbracciare cause della maggioranza se queste sono spinte dall’obiettivo della crescita della nostra realtà. E ci siamo impegnati per farlo, ma una decisione del genere è scorretta. Presa senza neanche ascoltare il nostro parere e sondare la nostra disponibilità. Così è un deciso passo indietro che non fa bene a nessuno. Non è un bel segnale per il paese: mandare un messaggio del genere significa non tenere conto delle nostre esigenze e ha quasi il peso di un’esclusione forzata di una minoranza che ha promesso collaborazione. Così facendo, ci fanno capire che neanche questa è gradita e che possono farne a meno. Insomma vogliono decidere da soli”.