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Fatture per 3,3 milioni di euro per la cura di tre pazienti colpiti dal Covid. A presentare il conto alle istituzioni sanitarie locali sarebbero state tre case di cura operative nel Sannio lo scorso marzo, nel pieno della pandemia.

Su quanto accaduto, ora, indaga la Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla Corte dei Conti Campana. Nel mirino, in particolare, l’accordo stipulato tra la Regione  Campania e l’Associazione Italiana Ospedalità Privata sempre nel mese di marzo, quando a fronte della diffusione del Coronavirus le istituzioni temevano di non poter fronteggiare l’emergenza con le solo forze della sanità pubblica. La vicenda verificatasi nel Benevento, in questo contesto, è presentata come ‘caso emblematico’ di una distorsione del sistema.

Da parte sua, l’Asl benevento con una nota stampa ha chiarito che “nessun pagamento è stato disposto a favore di strutture private, relativamente a quanto denunciato negli articoli”

Di seguito, l’agenzia diffusa dall’Ansa: 

Sta passando al setaccio il contratto stipulato a fine marzo, in piena pandemia, tra Aiop e Regione Campania, l’indagine della Guardia di Finanza di Napoli (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria) coordinata dalla Corte dei Conti della Campania (sostituto procuratore Davide Vitale) nata in attuazione di una disposizione legislativa che riguardava la possibilità di acquistare, dagli operatori privati (case di cura, cliniche) dei posti letto covid e non covid per fronteggiare l’emergenza sanitaria innescata dal coronavirus. Un’indagine che ha preso spunto da alcune inchieste giornalistiche e di cui si occupa oggi Il Mattino.

L’accordo in questione è stato stipulato alla fine di marzo, in piena pandemia, quando la sanità pubblica temeva di non poter essere in grado di sopportare il carico dei ricoveri. Emblematico risulta il caso emerso a Benevento dove, a fronte di tre pazienti curati, le case di cura del posto avrebbero presentato fatture per 3,3 milioni di euro, relativamente al mese di marzo.

Le Fiamme Gialle e la magistratura contabile puntano il dito contro l’articolo 7 di quell’accordo, nel quale veniva sancita una remunerazione “a prescindere” per i soggetti privati, solo a fronte della disponibilità dei posti letto, per varie tipologie di interventi (di terapia intensiva ma anche per il mero posto letto) offerti con l’obiettivo di allentare la pressione sull’ospedalità pubblica e consentendole così di procedere all’ampliamento del parco pazienti covid ma anche non covid. L’intesa, in sostanza, prevede che la sanità privata territorialmente competente e accreditata presso ogni Asl ricevesse in cambio, esclusivamente, di questa sua disponibilità, il 95% del budget a disposizione, anche in mancanza di prestazioni. Ed è questo il punto su cui si stanno concentrando le attenzioni della magistratura contabile campana che al momento non esclude il reato di finanziamento illecito. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa sarebbero state bloccate le erogazioni da parte delle Asl che pure non hanno nascosto la loro contrarietà all’intesa-contratto, ritenendola anticonveniente in quanto non supportata da una corrispettiva prestazione. Ciononostante alcune tranche di pagamento sarebbero stata state erogate. 

Ad ogni modo va sottolineato che in data 29/06/2020 l’Azienda Sanitaria di Benevento emanava determina di liquidazione n. 40, con la quale si liquidava alla clinica Santa Rita, aderente per marzo aprile e maggio all’accordo aiop, la somma di euro 704.814,58 pari al 95% del 1/12 del budget annuale assegnato dal Decreto Commissario ad Acta Regione Campania n. 48 del 21/06/2018 quale acconto per la mensilità di marzo 2020.