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Che i rapporti tra Vincenzo De Luca e i vertici del Pd nazionale non siano idilliaci è cosa nota. E la vicenda Covid, poi, soprattutto per la gestione della seconda ondata, non ha certo contribuito a migliorare la situazione.

Nessuna sorpresa, dunque, se da palazzo Santa Lucia arrivano ‘voci’ di una possibile rottura in vista della prossima, importantissima, tornata elettorale.

In primavera, infatti, si voterà in quattro dei cinque capoluoghi di provincia della Campania, a partire da Napoli. E proprio la partita di palazzo San Giacomo rischia di determinare un effetto domino nelle altre realtà della regione. In terra partenopea il Pd sembra aver scelto, ormai, nel Movimento Cinque Stelle l’interlocutore privilegiato per costruire l’alleanza di governo della città.

Scenario che De Luca già di suo gradisce poco, per usare un eufemismo. Se poi, come sta avvenendo, il dialogo tra rossi e gialli proseguisse a prescindere da lui, il Governatore avrebbe fatto sapere ai piani alti del Nazzareno che la reazione sarebbe inevitabile. Ovvero? I deluchiani sono disposti a tutto, anche a correre contro il Pd. A mali estremi, estremi rimedi.

Per De Luca, d’altronde, la base di partenza resta la coalizione che lo ha sostenuto nella riconquista di palazzo Santa Lucia. E i “suoi” alleati, è la convinzione del Governatore, non avrebbero problemi a seguirlo anche in uno scontro dal sapore derby con i “dem”.

Facile, a quel punto, immaginare cosa accadrebbe a Benevento, con De Luca a spingere per il bis di Clemente Mastella (ipotesi che da Napoli, per l’appunto, considerano ‘scontata’), chiamando ufficialmente nella mischia quella parte del Pd più ostile all’attuale establishment democratico, schierato come si sa dall’altra parte della barricata con il Movimento Cinque Stelle.

I rumor che si raccolgono tra i corridoi della politica beneventana vanno già in questa direzione e magari non è un caso.

Attenzione, però: una rottura clamorosa su Napoli produrrebbe una radicalizzazione dello scontro tra De Luca e Zingaretti. Insomma, a fronteggiarsi sarebbero proprio i due riferimenti di “Essere Democratici”, l’area politica che oggi si contrappone alla dirigenza locale del Pd. E il cerchio, a quel punto, anziché chiudersi rischierebbe di implodere.