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Sulla gestione economico-finanziaria di palazzo Mosti a intervenire è Francesco De Pierro, capogruppo in Consiglio comunale del Partito Democratico. De Pierro, in particolare, pone l’attenzione sulle tante delibere di giunta volte a concedere il patrocinio morale ad attività organizzate da soggetti esterni al Comune.

“Un Comune in dissesto che si trova a gestire un bilancio risanato, dovrebbe mettere in campo un’azione amministrativa tesa a contrastare l’evasione fiscale, a contenere tutte le spese, ad eliminare i servizi non indispensabili, a ridurre se non azzerare le perdite di gestione delle aziende municipalizzate, a rideterminare la pianta organica ispirandosi a criteri di funzionalità ed efficienza nella erogazione dei servizi. Ciascun componente di un esecutivo che mira ad essere virtuoso si alzerebbe ogni mattina con in testa unicamente questi obiettivi da perseguire. E invece siamo arrivati all’amara constatazione che a Benevento, purtroppo, accade l’esatto contrario. Non occorre fare chissà quale ricerca per rendersi conto che l’amministrazione Mastella non è assolutamente allineata agli intendimenti di cui sopra”.

“Basta guardare la cronologia delle delibere di Giunta dell’ultimo mese e il loro oggetto, e dunque il loro contenuto. Atti e provvedimenti che non sono per nulla conferenti con le prerogative di un ente nelle condizioni del Comune di Benevento. Su 18 delibere adottate, la metà di queste riguardano la concessione del patrocinio morale a manifestazioni culturali proposte da soggetti esterni all’amministrazione. Non c’è neppure uno straccio di provvedimento che vada nella direzione preventivata dalla legge. E non è una prerogativa che contraddistingue le ultime quattro settimane, bensì una prassi in voga sin da gennaio, da quando cioè il Consiglio comunale ha ratificato il default: la Giunta, da quel giorno, avrebbe dovuto agire con la piena consapevolezza di essere in una sorta di amministrazione controllata e pertanto avrebbe dovuto adeguarsi impostando una gestione oculata e allo stesso tempo redditizia per le casse dell’ente. Come se il Sindaco e gli assessori fossero di un altro pianeta e non avessero la minima contezza della realtà che li circonda”.

“Non si rendono conto che oggi, anche per evitare di fare terra bruciata attorno alle future generazioni, andrebbe elevato il modo di fare politica e di amministrare la cosa pubblica. Governare un Comune in dissesto significa risanare, risparmiare, tagliare spese inutili e, allo stesso tempo incassare crediti e pagare debiti. Il fatto stesso che il dissesto sia stato provocato da scelte passate non deresponsabilizza affatto chi c’è adesso. Anzi, dovrebbe spronarli a fare meglio dei predecessori. Purtroppo non mi pare che si stia agendo in questo senso: quel che più preoccupa è che non sembra esserci la minima intenzione di farlo. E’ come se nessuno tra il primo cittadino e i suoi collaboratori avesse preso coscienza della situazione particolare in cui versa il Comune dopo la dichiarazione di dissesto”.

“Non possiamo e non vogliamo credere che siano arrivati a conclamare il default solo per mettere le mani avanti e crearsi sin dal principio la giustificazione per ciò che non realizzeranno. Per spingersi fino a tal punto avrebbero dovuto sapere che il loro modus operandi, da quel momento in poi, sarebbe stato indirizzato a seguire un preciso filo conduttore, regolato da normative specifiche. Che invece hanno preferito ignorare, come se nulla fosse accaduto, esercitando la loro azione politico-amministrativa come se quello di Benevento fosse un Comune florido, in piena salute e con le casse piene. Impegnando risorse per feste e concertini, sprecandone altre per uno staff che non poteva essere nominato, prevedendo in bilancio premi e incentivi per i dirigenti (per i quali hanno ricevuto anche un richiamo formale dal Ministero), realizzando progetti scadenti sistematicamente bocciati ai bandi di gara, lasciando abbandonate a se stesse e non valorizzando strutture come Spina Verde e Malies, e via discorrendo. Un’inerzia e un’apatia governative che non trovano riscontri nella storia recente. E che spiegano in maniera limpida come mai il 50% della produzione di atti in Giunta sia riconducibile unicamente a patrocini morali”.