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Quattro gol realizzati e zero incassati dopo due partite, una compattezza invidiabile, il primo posto in classifica e il recentissimo arrivo di Luca Mazzitelli a confermare le elevate ambizioni. Così, a occhio, il Frosinone non sembra esattamente l’avversario ideale per giocarsi la permanenza sulla panchina del Benevento. Fabio Caserta è tentato dal fare nuovamente barricate dopo la prestazione remunerativa del Ferraris, valuta la conferma del 3-5-2 e spera di ottenere lo stesso effetto sortito in Liguria. 

Sabato scorso il destino dell’allenatore calabrese pareva appeso a un filo, anzi peggio. A un certo punto sembrava quasi che l’esonero fosse questione di ore, qualcosa che prescindesse dal risultato del campo. Del resto il terreno sembrava ormai preparato, viste le insistenti voci su un accordo raggiunto dal club con De Rossi solo parzialmente smentite da uno striminzito comunicato stampa. Alla fine il cambio non c’è stato e l’ennesima vicenda kafkiana  continua a fare da sfondo a una altrimenti noiosa estate beneventana. 

Ultima spiaggia, dicevamo, anche se a definirla così converrebbe andarci cauti se si considerano i ribaltoni annunciati e poi smentiti fin dallo scorso maggio, quando Caserta già sembrava a rischio per aver fallito l’appuntamento con la A diretta nel peggior modo possibile. Poi i play off persi, le dimissioni di Vigorito (rientrate in meno di un mese) e il progetto triennale con impronta giovanile scricchiolante dopo un avvio di stagione a dir poco deludente.

Di sicuro rispetto ai precedenti incroci con i ciociari – che nel frattempo hanno irrobustito la difesa con un top player per la categoria come Fabio Lucioni (subito capitano) – bisognerà cambiare più di qualcosa. Lo scorso anno Fabio Grosso stravinse il confronto diretto sia all’andata (4-1 umiliante al Ciro Vigorito) che al ritorno (2-0) mettendo a nudo tutti i limiti di gioco, idee e intensità di una Strega mai in partita. Un esame fondamentale per tutti: dagli ultimi arrivati ai senatori, ma a partire innanzitutto dall’allenatore, rimasto intrappolato in una sorta di labirinto che si fa via via più buio a ogni passo. Non resta che affidarsi al fiuto e a una buona dose di fortuna per venirne fuori. E non è neppure detto che possano bastare.