Benevento – I guantoni di Radunovic e la generosità di Forte. Volendo sarebbe questo il telegramma della partita, anche se riassumere oltre cento minuti di gioco in una frase resta ingiusto, oltre che rischioso. Benevento-Cagliari è un condensato di variabili e fattori, di emozioni mancate e vissute, di occasioni sciupate da una parte e colte dall’altra.
La buona notizia viene dalle gradinate. Il pubblico del Vigorito è tornato quello di un tempo, si è esibito in una festosa coreografia che sembrava anche aver dato alla Strega la spinta giusta per azzannare la partita. E dunque Acampora non ci ha pensato su due volte, ha caricato il sinistro da fuori dopo nemmeno due minuti scaldando le mani a Radunovic e costringendolo al primo grande intervento di una lunga giornata di lavoro.
C’è un dato di fatto ineluttabile: non si può giocare alle 14 in questo periodo dell’anno. Lo sanno i novemila del Vigorito, che hanno ritoccato l’abbronzatura, ma ne sono consapevoli soprattutto i giocatori, limitati da temperature ancora roventi. Ne esce sconfitto lo spettacolo, perché se il caldo offusca il duello tra due squadre dotate di una certa qualità non si può certo gioire. I ritmi si sono abbassati subito, le giocate offensive hanno subìto un forte rallentamento. E anche le ripartenze – arma che avrebbe fatto tanto comodo ai giallorossi, soprattutto nella prima frazione – si sono perdute nel nulla.
I due allenatori non l’avevano preparata certo male. Bravo il Benevento a chiudere gli spazi nei primi quarantacinque minuti, moderando il talento smisurato di Nandez e l’inventiva di Mancosu, scaltro il Cagliari a pungere la Strega sfruttando i suoi punti deboli difensivi e attaccando dunque la profondità. Nelle uniche due vere azioni in verticale i sardi hanno colpito: tre tiri in porta, due gol. Il massimo risultato col minimo sforzo, tra l’altro giocando quaranta minuti in inferiorità numerica.
Quando si perde c’è sempre rammarico, parola di cui nel calcio si fa ormai un uso sconsiderato. Il Benevento può averne perché sull’uno a zero per gli ospiti, in undici contro dieci, avrebbe dovuto e potuto fare di più. Neppure l’inserimento di Simy per riempire l’area ha sortito gli effetti sperati. Di cross ne sono arrivati tanti nel finale, specialmente dalla sinistra con il nuovo entrato Foulon, ma mai a bersaglio. E al termine dell’ennesima azione infruttuosa è arrivata la mortifera ripartenza del giovane Luvumbo, veloce come una notifica. Solo il Var è stato in grado di rallentare questo ragazzo col motorino nelle gambe. Poi la gioia liberata, i tre punti in cassaforte.
Poco prima dell’espulsione di Obert era stato Lapadula a fare gol sfruttando una dinamica simile. Il suo tocco dolce davanti a Paleari, sotto la Sud, ha materializzato gli incubi di Caserta. “Credo tanto nel gol dell’ex”, aveva detto nei giorni scorsi l’allenatore giallorosso. In Benevento-Cagliari evidentemente ce n’erano troppi per sfuggire alle sue preoccupazioni.