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Sulle dolci pendici delle colline sopra Firenze si è spento il medico di origini castelveneresi, Luigi Pengue. Classe 1928, primogenito di Raffaele e Grazia Scetta, la sua lunga e brillante carriera racconta come, nella vita, occorre tanta determinazione per raggiungere gli obiettivi sperati.

Laureatosi in Medicina nell’estate del 1954, iniziò subito a frequentare la Clinica Ortopedica dell’Università napoletana. Per l’anno accademico che seguì, la Clinica non ottenne la concessione ministeriale, motivo per cui per la specializzazione Luigi fu costretto ad iscriversi all’Università di Bologna, al reparto ortopedico dell’Ospedale traumatologico ‘Rizzoli’. In quello stesso periodo gli venne richiesto di pagare il conto del servizio militare. Non potendo vantare alcuna raccomandazione, al termine del corso per Allievi Ufficiali Medici di Complemento venne spedito lontanissimo dalla sua terra, assegnato al VI Reggimento Alpini, con sede principale a Brunico. Fu una bella botta per chi sperava di far ritorno in Campania, per il legame con le sue radici ma anche per l’amore verso Delia, che viveva a Napoli.

Giunse in Alto Adige nel maggio 1955: destinazione definitiva la Caserma ‘Druso’ di San Candido, paese di tremila anime. Fortuna volle che a circa venti chilometri di distanza da San Candido, si trova Cortina di Ampezzo, cittadina dove l’Ospedale ‘Rizzoli’ seguiva tre unità, tra cui l’Ospedale Codivilla (per la traumatologia). Nei primi mesi del ’56, potette così dare avvio, in terra bellunese, al suo percorso da specializzando.

Ancora una volta non filò tutto liscio. Erano le settimane dell’ondata eccezionale di freddo che coprì di neve l’intera Penisola. Fu allora che il giovane medico comprese il significato della parola emergenza in medicina. Durante una marcia mattutina, un militare fu colpito da insufficienza respiratoria acuta: Luigi gli salvò la vita.  Ma in Alto Adige egli “tremò” anche per i carri armati russi che il 4 novembre entrarono a Budapest, facendo arenare per sempre i sogni di chi credeva di esportare le idee del bolscevismo nelle nazioni occidentali. Per Luigi e i suoi amici commilitoni quel tragico episodio significò l’entrata in stato di allerta, considerato che il tratto di confine con la terra austriaca fu considerato particolarmente a rischio.

Intanto giunse al capolinea l’impegno per la specializzazione. Luigi nutriva sogni. Quello più immediato sembrava l’imminente nomina ad assistente all’Istituto ortopedico ‘Gaetano Pini’ di Milano. Sperava fortemente, anche perché per la prima volta aveva incontrato una persona che contava e che si era impegnata a spendere per lui una buona parola. Era questa la contessa Mili Angelini, la moglie del fondatore dell’importante casa farmaceutica. Era stata lei a fare il suo nome al direttore e primario dell’istituto milanese, il   professore Aldo Arienti. Ancora una volta, purtroppo, le cose non andarono per il verso giusto. Il professore perì tragicamente in un incidente aereo.

Amareggiato, Luigi tornò a volgere lo sguardo verso il suo paese natio. In quel periodo a Castelvenere stava per chiudersi l’esperienza come medico condotto del solopachese Gaetano Goglia, in procinto a trasferirsi a Benevento per la nomina presso il Servizio Sanitario della Coldiretti. Era giunto il momento di far ritorno al Sud. Il saluto alla terra altoatesina avvenne con un indimenticabile pranzo in casa Angelini, a Cortina d’Ampezzo, al termine del quale la contessa gli regalò la valigetta del dottore. Augurio per l’attività futura.

Giunto in paese, nel maggio del ’57 iniziò il suo servizio come medico condotto. Nel frattempo, era arrivata anche la nomina ad assistente all’ospedale di Marcianise. Un impegno che avrebbe fatto scattare, dopo due anni, la promozione ad aiuto ortopedico. Ma, ancora una volta, Luigi dovette fare i conti con un destino diverso. Al momento del concorso di medico condotto, risultò vincitore Carlo Verrillo, di qualche anno più grande di lui. Luigi si aggiudicò, invece, la sede di Arpaise, in Valle Caudina, dove si trasferì nei primi mesi del 1959. Qui rimase fino al giugno dell’anno successivo. Nel frattempo, continuava a studiare assiduamente. Alla specializzazione in Ortopedia e Traumatologia seguì, nel 1960, quella in Medicina del Lavoro conseguita presso l’Università di Firenze. Grazie a questa nuova specializzazione vinse il concorso per la nomina a medico di ruolo dell’Inail.

Questa aggiudicazione gli aprì nuovamente la strada verso il nord della Penisola. Destinazione Treviso. Il 1960 fu un anno felice, con la svolta anche nella vita familiare e il matrimonio con l’amata Delia. Il tempo del viaggio di nozze in Sicilia e la giovane coppia raggiunse la terra trevigiana. Qui nacque il loro primo figlio Raffaele. Ma tutto questo non significò una vita tranquilla. Ben presto giunse il trasferimento di Luigi a Padova. Nel frattempo, Delia, alle prese con l’insegnamento, era costretta ad una continua rincorsa del marito che ottenne, nel luglio del 1963, il trasferimento presso la sede Inail di Firenze. La Toscana diventò la loro nuova casa. E lo sarebbe stata per tutta la vita. A Firenze, nel 1965, nasce Grazia, completandoa il quadro di famiglia.  

Tuttavia, la tranquillità non era caratteristica della vita di Luigi, che portò a termine anche   la specializzazione in Medicina Legale. Poco dopo, nel 1966, arrivò la specializzazione in Igiene. Infine, nel 1968, quella in Radiologia Medica. L’anno successivo, potendo contare su di un curriculum che comprendeva anche venticinque pubblicazioni scientifiche all’attivo, il medico castelvenerese superò il concorso per la libera docenza universitaria presso il Ministero della Pubblica Istruzione in Roma. Alla fine di quello stesso anno, gli venne affidato l’incarico di direttore sanitario del Centro Traumatologico Ortopedico di Firenze, incarico ricoperto fino ad aprile 1989.

Pensione? Neanche a parlarne: dal 1990 al 1997, Luigi ha ricoperto il ruolo di direttore della Casa di cura fiorentina ‘Villa delle Rose’. Poco dopo, l’attività di medicina del lavoro e di medicina legale, lo hanno portato a stringere importanti collaborazioni con le più note compagnie assicurative. Sarà impegnato come medico del lavoro presso le grandi opere, in prevalenza per la società Impregilo, durante i lavori per la realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria sulle linee Firenze-Bologna e Torino-Milano; stesso rapporto con la società Isarco per i lavori sulla linea Bolzano-Brennero. L’ultimo incarico è arrivato nel 2015, affidatogli dal Consorzio della Metro Blu di Milano alle prese con la realizzazione della quarta linea della metropolitana. È questa l’unica volta che Luigi non ha portato a termine il lavoro assegnatoli, costretto a lasciare qualche anno dopo, dietro le pressioni del suo cardiologo che gli ha chiesto di salvaguardare il suo cuore novantenne.

Tra i tanti riconoscimenti avuti nel corso della sua carriera spicca la medaglia d’oro ricevuta nel 1989 dal Policlinico Universitario di Firenze, per gli “alti uffici prestati nell’istituzione ospedaliera”. Con orgoglio ha mostrato ai suoi amici la targa consegnatagli alla fine dell’anno 2017 come ‘Premio alla carrera de Medico del Trabajo’: riconoscimento consegnatoli dal professore Héctor Nieto, titolare della cattedra di Medicina del lavoro di Buenos Aires, durante un congresso internazionale svoltosi presso l’ateneo romano ‘La Sapienza’.

Una vita lunga, intensa e piena di soddisfazioni. Il cuore di Luigi ha finito di battere in una calda giornata settembrina, nella villa di famiglia immersa nella bella campagna fiesolana, circondato dall’affetto dei suoi cari.

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