Benevento – “La pace sociale si mantiene se si riesce a tenere un equilibrio tra sicurezza e trattamento”. E’ sulla pace sociale che pone il suo accento il magistrato Sebastiano Ardita, intervenuto questo pomeriggio alla presentazione del suo libro “Al di sopra della legge” (Ed. Solferino) presso il Palazzo De Simone dell’Università del Sannio. Moderata dalla giornalista Enza Nunziato, presenti anche i ragazzi del Liceo Scientifico “Rummo”, l’incontro ha visto la partecipazione del sindaco Clemente Mastella e, per la prima volta in pubblico in provincia di Benevento, del magistrato Gianfranco Scarfo, nuovo procuratore aggiunto di Benevento.
Il libro affronta la questione della capacità della mafia di superare persino le barriere e i confini del penitenziario per continuare comunque a dettare le proprie regole e volontà nella società civile libera. Sebastiano Ardita sa di cosa si parla perché da magistrato antimafia è stato per nove anni al vertice del dipartimento penitenziario: di conseguenza il suo saggio è una testimonianza diretta di prima mano su vent’anni di storia italiana a partire dal 1992, l’anno dei massacri di mafia a Capaci e Palermo ed alla risposta dello Stato per un nuovo regime di restrizione per i detenuti di mafia. In realtà la criminalità organizzata ha dimostrato ampiamente di non temere gli impedimenti delle sbarre e di continuare a fare come le pare nel dettare legge nella società civile, sfruttando le collusioni nella politica con la mafia. Il carcere deve essere allora ancora più duro contro i mafiosi?
Ardita ha affrontato nel corso del dibattito il tema dei diritti: “Il mondo dei diritti deve saper rispondere anche al mondo delle vittime. Io penso che bisogna dare risposte alla buona fede, all’onestà e alla voglia di combattere la mafia; e bisogna affrontare anche la situazione in cui si trovano i detenuti che il più delle volte sono deboli e vanno tolti dalle braccia di Cosa Nostra”.
Per il magistrato occorre discutere anche del tema carcere che va visto in tutta la sua grande delicatezza ed importanza: “C’è stato un vuoto e un silenzio sulla questione carceraria, probabilmente perchè non si conoscono le dinamiche carcerarie”. Quando qualcosa non si conosce è inevitabile che non si sia in grado di articolare nulla che possa servire a migliorare le condizioni del sistema penitenziario”.
Ardita ha poi parlato della opzione delle celle aperte: “Pensare di costruire un modello di diritti a discapito della sicurezza e dell’integrità fisica degli agenti e dei detenuti più deboli è una colpa grave e imperdonabile”.
Al confronto sul tema della giustizia ha partecipato anche il sostituto procuratore di Napoli Liana Esposito, che ha spiegato come l’argomento mafia non deve essere sottaciuto e sia un tema molto attuale. Il sostituto procuratore ha parlato di tutela della vita e della dignità da avere sempre anche nei confronti di chi si trova ristretto in carcere: “occorre trattare sempre bene i detenuti “
Il notaio Ambrogio Romano, intervenuto nel confronto, ha parlato in maniera tecnica del problema del carcere, mentre la docente universitaria Tartaglia Polcini ha sottolineato come occorre la giusta compensazione tra rigore istituzionale e rispetto umano.