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Benevento – Il Magnifico Visbaal Teatro presenta la Compagnia Sonenalè in “Lo spazio delle relazioni”. Dopo la ricerca sul territorio di dieci persone, che si sono messe in gioco in un laboratorio teatrale, il 2 marzo alle 21, nello spazio culturale in  Vico Fimbrio – Triggio, andrà in scena il progetto di Riccardo Fusiello che ne cura anche le coreografie. La collaborazione artistica è di Agostino Riola.

Lo spazio delle relazioni è una performance che coinvolge ad ogni replica dieci persone di diverse età e provenienza, selezionate ad hoc, per indagare lo spazio tra i corpi e la sua densità emotiva nelle relazioni umane. I dieci partecipanti alla performance vengono selezionati tramite una call, ricevono una mail con le istruzioni generali, su come prepararsi e con la richiesta di portare alcuni oggetti legati a loro relazioni.

Il giorno stesso della performance vengono coinvolti in un incontro di 3 ore con il coreografo in cui apprendono le “regole del gioco”. In scena, in una immaginaria balera, i dieci partecipanti ballano e reagiscono col corpo, sulla base delle istruzioni ricevute, agli stimoli del coreografo.“In questo progetto mi interessa indagare le relazioni che si creano tra le persone, per analizzare  ‘la consistenza’  dello spazio tra le persone ovvero tra i loro corpi. Lo spazio tra una persona e l’altra, che ad occhio umano è vuoto, con una attenzione più profonda si percepirà densa e più o meno attraversata da legami. E’ come se ci servissimo dei corpi per evidenziare in negativo lo spazio che si viene a creare, come fosse un elemento a sé, una realtà sostanziale della relazione perché densa di memorie. Il lavoro prende spunto anche dagli studi dell’antropologo americano Edward Hall sulla correlazione tra distanza relazionale e distanza fisica pubblicati nel testo ‘La dimensione nascosta’. Per indagare questo tema ho scelto di creare una performance con una struttura con regole ben definite a cui partecipano, ad ogni replica, persone a cui non è richiesta alcuna particolare capacità.

Una sorta di esperimento che coinvolge ogni volta persone diverse che ogni sera danno vita ad una performance con una struttura con parti “fisse” e altre “aperte” legate all’improvvisazione e alla reazione delle persone in scena ai diversi stimoli cui sono sottoposte: indicazioni del coreografo, musiche, etc.. La scelta di lavorare con non professionisti è stata dettata dalla curiosità di indagare quali sarebbero state le reazioni di persone non abituate a lavorare col proprio corpo, la loro ‘spontaneità’, la capacità di mettersi in gioco e lasciare che il loro corpo nello spazio diventi veicolo delle loro emozioni in tempo reale.

Avere in scena “persone comuni” vuole favorire anche il processo di identificazione del pubblico con i ‘performer’ in scena. Il pubblico potrà proiettarsi in quello che vede, rispecchiarsi nelle persone in scena anche fisicamente per le loro qualità motorie, chiedersi cosa e come avrebbe risposto al posto loro e magari acquisire una maggiore consapevolezza delle dinamiche che regolano i nostri corpi nelle relazioni che viviamo ogni giorno.”