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Benevento – Ci sono modi e modi di insegnare, ma quello di Mariangela De Luca, 29enne prof beneventana, va a collocarsi tra i più originali degli ultimi tempi, al punto da aver catturato l’attenzione del Corriere della Sera. L’edizione milanese del quotidiano ha riservato infatti un approfondimento dedicato proprio all’insegnante sannita, il cui lavoro si differenzia dagli altri per una particolarità suggestiva: al termine della lezione, negli ultimi cinque minuti, si dedica alle parole ormai cadute in disuso per illustrarle ai suoi studenti, la cui età varia dagli undici ai tredici anni. All’interno del servizio curato dal Corsera, la De Luca ha ripercorso tutte le tappe che l’hanno poi condotta a rendere concreta la sua idea: “Chiedo ai ragazzi di memorizzare e contestualizzare le parole che ormai non si usano più. Il massimo per loro era citare i versi del rapper del momento, io invece mi concentro sull’antico”. 

E così parole come ‘abbacinante’ e verbi come ‘inleiare’ rappresentano ora parte delle abitudini degli alunni dell’istituto ‘Federico Fellini’ di Tavazzano con Villavesco, in provincia di Lodi: “All’inizio erano perplessi, poi hanno iniziato a divertirsi e a comporre frasi, fino a quando un alunno una mattina si è dichiarato a una sua compagna affermando “La tua presenza è alcinesca”. L’aggettivo ‘alcinesco’ vuol dire attraente. In quel momento ho capito che stava funzionando”. 

In seguito sono stati gli stessi ragazzi a prendere l’iniziativa: “Mi hanno chiesto ‘Prof, possiamo tirar giù le tapparelle perché il sole oggi è abbacinante?’. Io ho sorriso. Punto molto sul linguaggio perché lo ritengo la maggiore espressione dell’uomo. Se una persona ha un vocabolario scarno non riesce ad evolversi. Siccome i ragazzini non leggono tanti libri, qualche parola nuova provo a insegnarla io”. 

Nell’intervista a cura della giornalista Rossella Burattino (qui la versione completa) c’è spazio anche per un pizzico di vita privata. Mariangela vive a Milano da quando aveva 18 anni e si è laureata in Lettere classiche alla Statale. Da settembre insegna Italiano e ha un cane che si chiama Dante: “Mi definisco un’appassionata ma non di tutto. Vivo per i testi ‘abbandonati’. Quando sono nervosa o di cattivo umore vado al Libraccio sul Naviglio Grande, li cerco, li leggo e mi calmo. Il mio sogno è diventare un’insegnante di ruolo e avere dunque la mia cattedra”.