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A Castelvenere, nella collettiva curata da Maria Venditti, emergono due approcci diversi con un mezzo comune, la carta. Stiamo Parlando di Daniela Conte, artista milanese, originaria di San Giorgio del Sannio, in mostra con la serie Circus (non manifesto) e l’opera Tutore della fonte e dell’artista emiliano Pietro Antolini con la serie Fascicolo depressione.

I lavori di Pietro e Daniela ci portano in una dimensione ancestrale, apotropaica.” – Le parole della curatrice Venditti – “In Daniela con volti emersi dal collage di frammenti di carta da manifesto come maschere di riti di iniziazione: fantasmi urlanti che si riappropriano di una possibilità vitale, nella ricostruzione di una propria storia. Come ogni maschera è lì ad interpretare ciò che il vero volto elude. La cura, qui, è della verità a cui non viene data voce, non manifesta. Nell’ ensemble di Pietro invece siamo in una dimensione favolistica, chimere, figure animali dal rimando antropico sembrano essere li come totem di emozioni o sfide esistenziali universali. Uno scivolamento nell’incanto dell’inconscio.”

Come ci racconta Daniela sul suo lavoro e soprattutto sul suo legame con il supporto che utilizza: “La carta è il cuore della mia ricerca artistica. Come pelle su cui lasciare tracce, cicatrici, segni forti.

Nei lavori in mostra nuove icone di un circo umano animano manifesti di “non propaganda”. Sono la cura di una verità a cui non viene data voce, urlante e non manifesta.”

Per Pietro la carta assume una funzione catartica come ci spiega l’artista stesso: “Iniziai a dipingere queste immagini sei anni fa, in preda a un’ondata di depressione. Raccolsi quei fogli che normalmente avrei buttato via e li conservai in una carpetta: il Fascicolo Depressione. Nel tempo, il lavoro si è trasformato per lenti avanzamenti successivi che intendevano portarmi a estrapolare le immagini contenute in quei grumi iniziali di vernice. Si è trattato di un processo lentissimo e incerto: non è facile delineare nitidamente un’immagine significandola, quando il significato non c’è, o si delinea soltanto nel processo creativo al punto tale che è il processo stesso a diventare il senso. In qualche modo avverto un rimando tra l’elaborazione del Fascicolo Depressione e la ricerca di quel particolare tipo di catarsi in grado di unire processo creativo e percorso mistico, che si è esplicata come sublimazione tra gli artisti alchimisti. il percorso verso la sublimazione può essere caratterizzato anche, a livello personale, da una precisa tipologia di catarsi: la guarigione; e se la catarsi è guarigione, il processo artistico è cura.”

I lavori degli artisti in mostra nella collettiva Cura_MONDO saranno ancora a disposizione del pubblico fino al 27 gennaio.