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“Gli impegni sono numerosi ma era opportuno e doveroso essere qui, a Benevento”. Francesco Boccia si presenta così in conferenza stampa. Commissario regionale del Pd, il deputato pugliese, braccio destro di Letta, ha svolto un ruolo importante nelle scelte delle candidature nel Sannio, in Irpinia come nel resto della Campania. Ecco perchè la sua voce era particolarmente attesa, tra gli addetti ai lavori ma anche all’interno della comunità Dem.

Al fianco di Boccia ci sono i tre candidati locali piddini: Antonella Pepe, Angela Ianaro ed Erasmo Mortaruolo. Presente anche il segretario provinciale Giovanni Cacciano. Come ampiamente prevedibile, non c’è, né tra i relatori né in sala, il deputato uscente Umberto Del Basso De Caro. Assenza prontamente sottolineata dalla stampa. “Ma vi pare che a poche ore dal voto posso parlare dei singoli? Sono qui per parlare a tutta la comunità progressista che nel Sannio, come nel resto d’Italia, sta facendo un grande lavoro. Chi non c’è risponderà per la propria assenza alla propria coscienza… Ma io vedo tante presenze, tanta gente che ha cambiato il corso di questa campagna elettorale, tanti giovani. Persone che credono nel Mezzogiorno che cerca un riscatto, che non vuole scendere a patti”.

Per un fronte interno che resta aperto, però, ce n’è anche uno che può ritenersi ormai chiuso. Quello con il governatore Vincenzo De Luca: “Siamo tutti in prima linea. Ci sono i due presidenti delle regioni Puglia e Campania, ci sono centinaia di sindaci, come Carlo Marino a Caserta, c’è tanto entusiasmo. A Napoli ieri con Letta è stata una splendida giornata. Vedo invece la Meloni nervosa. Da Benevento le dico che quando ci sono manifestazioni, picchetti, cortei, ci si ferma e si ascoltano le persone che protestano. Noi ieri abbiamo fatto così”.

Quanto ai temi, i cavalli di battaglia sono quelli che hanno caratterizzato questa campagna elettorale: dalla “scellerata” decisione di far cadere il governo Draghi a pochi mesi dalla scadenza naturale della consiliatura alle posizioni in politica estera della Meloni “che ha gettato la maschera, ammettendo che i suoi modelli di riferimento sono Polonia e Ungheria“.