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Benevento – Un vero e proprio terremoto in Provincia, tante le persone coinvolte nel filone di indagini che ha portato all’arresto, tra gli altri, del presidente Antonio Di Maria. Tentata corruzione, corruzione e turbativa d’asta: queste le ipotesi di reato contestate agli indagati. I dettagli dell’operazione sono stati svelati nel corso della conferenza stampa che si è tenuta presso gli uffici del Comando provinciale dei Carabinieri di Benevento, in via Meomartini.

Una premessa – così inizia il procuratore Policastro: il tribunale del Riesame valuterà la bontà delle posizione di ogni singolo indagato. Le indagini riguardano appalti nella provincia di Benevento e uno a Caserta e ruotano intorno all’ente sannita. Abbiamo acquisito, nel tempo, elementi di un’attività che non può essere definita isolata, anzi era sistematica, con parte politica e tecnica insieme. Dalle intercettazioni, abbiamo notato che, per lungo periodo la parte tecnica l’ha fatta da padrona per le gare d’appalto ma la parte politica stava reclamando la sua parte. Insomma, abbiamo fotografato un momento di tensione tra i due gruppi che si contendevano il controllo. E proprio questo indica che l’esistenza dell’attività di turbativa non era occasionale, ma c’era una preordinata e sistematica violazione e deviazione della correttezza nell’affidamento degli appalti. Attività che hanno toccato la libera concorrenza del mercato. Dobbiamo ringraziare i due pubblici ufficiali che hanno ritenuto di denunciare le pressioni subite e hanno rifiutato l’offerta economica ricevuta, pensando di recarsi, uno, dai Carabinieri, e l’altro in Procura per rendere delle dichiarazioni. Possiamo solo ringraziarli per aver onorato il loro mandato. E’ stata un’attività varia e complessa per il numero di attività attenzionate”.

Dopo il procuratore Policastro, ha preso la parola Germano Passafiume, comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri.

Un’attività complessa, articolata e delicata. Le indagini tecniche video hanno svelato un articolato e complesso sistema corruttivo che si fondava su arcaici sistemi di comunicazione con strette di mano. Si parla di pressione da parte politica per imporre alcune dinamiche. Sono stati due funzionari dell’Ente Provincia che hanno denunciato tutto. Soggetti necessari per svelare dinamiche illecite”.

La chiusura della conferenza è toccata al Comandante Zerella, numero uno del reparto operativo dei Carabinieri.

Le attività di indagini sono durate due anni e sono state complesse. Un funzionario – entrando nel dettaglio – ha denunciato di essere stato vittima di corruzione: all’interno di una cartellina ritrovò 1000 euro. In tutto parliamo di 408mila eventi tra intercettazioni telefoniche ambientali e accertamenti bancari. Alla fine ci siamo trovati di fronte a meccanismi studiati a tavolino: preparazione di plichi di pagamenti fatture ad aziende compiacenti per operazioni inesistenti, tavoli di trattative tra pubblico ufficiale e intermediario della ditta subappaltatrice in alcuni studi tecnici. Nel caso dell’appalto per la discarica Cerreto – Buonalbergo, è stato chiesto un milione di euro sei mesi prima dell’espletazione della gara”.

Il comandante, dopo questa serie di esempi, passa a parlare delle figure coinvolte nello specifico.

Del Mese emerge come la figura che ha sfruttato le sue conoscenze regionali per far arrivare finanziamenti pubblici. In tutto sono stati monitorati 23 appalti, 9 dei quali gestiti dalla Provincia. L’affidamento al comune di Buonalbergo riscuoteva percentuali variabili invece che fisse e fu assegnata a un’impresa napoletana come sub appaltatrice. In una conversazione si parla del listino per l’Istituto di Circello, di grande gravità indiziaria. Panarese (uno degli indagati, ndr) viene chiamato da Di Maria e ne parla col gruppo dei tecnici facendo percepire la figura tecnica. L’appalto, poi, finirà, nelle mani di una società di Circello. Tentò di bloccare le procedure. In un’altra occasione, si tratta del torrente di Guardia Sanframondi, vengono fornite indicazioni sui membri delle commessione per nominare i tecnici per la gara. Lo spartiacque di questa situazione sta nel disappunto di Di Maria tra la suddivisione delle due parti, 7 per quella tecnica e 2 per quella politica. Per Di Maria si parla di tentata induzione indebita nei confronto dell’ex segretario della Provincia, Franco Nardone, il quale denunciò tutto e, per questo, fu esautorato. A Giordano, invece, viene mossa l’accusa di tentativo di corruzione per le strade provinciali, avrebbe fatto pressioni per una commissione incaricata esternamente. Se siamo arrivati a scoprire questo meccanismo è solo grazie al coraggio di un funzionario che ha deciso di denunciare tutto”.

I nomi degli arrestati: 

A domiciliari Antonio Di Maria, di Santa Croce del Sannio, attuale presidente della Provincia; Michelantonio Panarese, sindaco di Buonalbergo e dirigente della Provincia; Angelo Carmine Giordano,  di Solopaca; Mario Del Mese di Salerno; Giuseppe Della Pietra di Nola; Raffaele Pezzella di Casal di Principe; Antonello Scocca di Benevento.

Il divieto  temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione è stato applicato invece a: Pietro Antonio Barone di Circello; Carlo Camilleri di Benevento; Nicola Camilleri di Benevento; Gaetano Ciccarelli di Napoli; Franco Coluccio di Buonalbergo; Antonio Fiengo di Ercolano; Antonino Iannotti di San Lorenzo Maggiore; Sabino Petrella di Sant’Angelo a Cupolo; Gianvincenzo Petriella di Circello; Antonio Sateriale di San Giorgio del Sannio.