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Da un’emergenza all’altra. A segnare i lavori del primo Consiglio Provinciale post-Covid è l’allarme rifiuti. Sulla lavorazione della frazione umida, in particolare, nel nostro territorio si sta registrando una corsa all’impiantistica che fa paura: “Il Sannio è sotto attacco” – sintetizza l’inquilino della Rocca Antonio Di Maria. “Sono preoccupato e non lo nascondo. Qualora venissero autorizzate tutte le iniziative private in corso di istruttoria, ci ritroveremmo a lavorare nella sola provincia beneventana un terzo della produzione umida dell’intera Campania. Un dato enorme. Una sproporzione che non possiamo tollerare. Il rischio è la devastazione del territorio e dunque dobbiamo difenderci. E bisogna farlo ora perché domani potrebbe essere già tardi” – incalza il presidente della Provincia.

E la ‘difesa’ passa per la programmazione. All’Ato (che ora rischia pure il commissariamento) il compito di discutere e scrivere il Piano Industriale, l’unico strumento utile a fissare paletti certi e a fermare la proliferazione delle richieste per la realizzazione di impianti.

Diverse, dicevamo, le iniziative già al vaglio degli uffici tecnici della Regione Campania. Da Sassinoro a San Nicola Manfredi, dall’impianto che dovrebbe essere ospitato presso lo Stir di Casalduni (il solo investimento pubblico in corso) fino all’ipotesi del biodigestore a ponte Valentino: “Sul punto ho già espresso la mia contrarietà” – ribadisce Di Maria. “L’impianto si presenta anche bene ma è impensabile localizzarlo nell’area industriale, là dove insistono alcune aziende che rappresentano l’eccellenza del territorio”.

Siamo pronti a dare una mano anche perché siamo già in ritardo e il commissariamento dell’Ato sarebbe una sconfitta troppo pesante per la politica sannita” – afferma dai banchi dell’opposizione il piddino Giuseppe Ruggiero. “Quello che sta accadendo è incredibile. E’ chiaro che bisogna mettere nero su bianco, al più presto, un piano capace di indicare cosa si vuole fare nel Sannio, per quali quantità e in quali luoghi. L’invasione va scongiurata. Però qualche stranezza va sottolineata: per l’impianto di Sassinoro, immaginato per lavorare 22mila tonnellate annue di umido, la protesta è stata vibrante. Per il biodigestore nell’area Asi di Benevento città, invece, si registra un silenzio assurdo, eppure parliamo di un impianto quattro volte più grande”.

Approvate le linee di indirizzo, calibrate sulla “autosufficienza del Sannio”, la palla passa all’Ato. E già in giornata l’organismo presieduto da Pasquale Iacovella dovrebbe formalizzare i primi atti.

Ma c’è un altro terreno sul quale il parlamentino provinciale oggi ha trovato unità d’intenti: il servizio per la manutenzione integrata (sfalcio della vegetazione invadente, pulizia delle cunette, rattoppo del manto stradale)  della rete stradale provinciale. Per il 2020, infatti, la Provincia è stata bypassata dalla Regione Campania che ha chiuso l’appalto (triennale) con la società ‘Autostrade Service Servizi al Territorio’.

I lavori, però, procedono a gran rilento, per il disappunto (eufemismo) degli amministratori locali. “Bisogna assumere una iniziativa volta a sollecitare la società ad adempiere agli obblighi contrattuali nel rispetto dei tempi previsti” – la richiesta di Di Maria. “Bisogna parlare il linguaggio della verità” – ancora Ruggiero. “L’appalto della Regione aveva un unico obiettivo: trovare uno sfogo occupazionale ai disoccupati storici dell’area metropolitana. Per farla breve, da palazzo Santa Lucia hanno ancora una volta utilizzato il Sannio per risolvere un proprio problema. E ora noi ci ritroviamo con una nuova gatta da pelare”.

Via libera, e sempre all’unanimità, anche al nuovo statuto dell’Asea, la società partecipata dalla Provincia e impegnata nel campo dell’energia e dell’ambiente.

Non è mancata, però, una sottolineatura polemica del leghista Lucio Mucciacciaro: “Al presidente Di Maria e a Clemente Mastella voglio consegnare due annotazioni. Contengono il riferimento normativo che impedirebbe a Giovanni Mastrocinque – nel caso rispondessero al vero le indiscrezioni di stampa – di assumere la presidenza del Cda della società. Essendo Mastrocinque in quiescenza, non può guidare una partecipata, così come accaduto in passato con Nino Del Vecchio nella gestione Claudio Ricci”.

Da segnalare, infine, che ad aprire i lavori della seduta erano state le conseguenze delle crisi politiche di Sant’Agata dei Goti e Telese Terme. Cambia volto, dunque, il centrosinistra: Giuseppe Di Cerbo (Pd) e Domenico Vessichelli (Sannio, Europa, Campania) hanno raccolto lo scranno lasciato libero da Renato Lombardi e Pasquale Carofano. Debutto nelle sue nuove vesti da vicepresidente (la nomina risale al 7 aprile scorso) anche per Nino Lombardi.