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La commissione Attività Produttive di palazzo Mosti ritrova una “guida”: Nanni Russo. Il consigliere di Forza Italia (che proprio oggi, però, lo ha ‘espulso’ dal partito, leggi qui) succede ad Antonio Capuano (altro destinatario della scomunica di Martusciello), eletto solo lo scorso maggio e subito dimessosi.

Con la presidenza affidata a Russo, si chiude di fatto la ‘crisi’ innescata nel giugno del 2019 da Domenico Franzese, a capo dell’organismo consiliare sin dal 2016 e poi dimessosi in polemica per la gestione del ‘caso dehors’.

Ma l’elezione di Russo a presidente della Commissione merita una ulteriore riflessione, considerato che soltanto pochi mesi fa lo stesso Russo sembrava a un passo dalle dimissioni per via della pubblicazione di diverse intercettazioni telefoniche che raccontavano dei suoi rapporti con alcuni esponenti del clan Sparandeo.

Seppur mai indagato, Russo finiva nell’occhio del ciclone per quelle conversazioni che lo stesso sindaco Clemente Mastella non esitò a bollare come “ineleganti”. “Al posto suo mi sarei dimesso” – la sintesi del duro post con cui l’ex Guardasigilli “censurava” il comportamento del ‘suo’ consigliere.

Era il 25 gennaio. L’invito a cedere il passo, però, non veniva raccolto dal diretto interessato. E trascorsi neanche sei mesi, Russo questa mattina è stato eletto alla presidenza della commissione Attività Produttive del comune capoluogo.

Decisivo, va da sé, il sostegno della maggioranza che fa capo al sindaco Mastella (l’unico voto contrario è stato quello espresso da Luigi Scarinzi per “Patto Civico”, astenuti gli altri consiglieri di opposizione).

Alla resa dei conti, dunque, la raison politique ha prevalso sui motivi “di opportunità” che a inizio anno lasciavano immaginare una rottura tra Russo e il primo cittadino.

Al sindaco, ora, l’onere di “chiarire” cosa è cambiato in questo lasso di tempo.

Perché è insopportabilmente stridente il contrasto tra una “cacciata” dalla maggioranza e una elezione a una carica significativa, specie se la prima era giustificata dalla necessità di salvaguardare l’istituzione comunale da – citiamo testualmente l’ex Guardasigilli –  “tutto ciò che non è in sintonia con la legalità”.