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Benevento – “Ci manca una vittoria”. Senza parole a margine della mortificante sconfitta con l’Udinese, conviene rispolverare una frase pronunciata nei corridoi di Marassi mercoledì scorso. E’ così che Inzaghi rispose a chi gli chiedeva cosa servisse al suo Benevento per raggiungere la salvezza. 

Tralasciando giudizi di contenuto su questa e altre dichiarazioni volte a evadere e mai affrontare problemi, le prestazioni dei giallorossi da ormai tre mesi a questa parte impongono un’ulteriore domanda: quante volte il Benevento è sceso in campo per vincerla, una partita? 

Dopo svariati campanelli d’allarme, il 4-2 inflitto dai friulani alla Strega può definirsi una sirena assordante che impone riflessioni urgenti. Per di più il Cagliari, sceso in campo una manciata di ore dopo, ha travolto la Roma conquistando la sua terza vittoria consecutiva.

In soldoni, i sardi nel giro di una settimana hanno annullato il distacco di 8 punti che li separava dal Benevento, agganciandolo al terzultimo posto. Otto punti frantumati nel giro di sette giorni, un pugno in pieno volto che coincide con un burrascoso calo in termini di mordente e idee offensive, quanto di più necessario per tirarsi fuori da una situazione che si è fatta adesso tremendamente instabile. 

Neppure la vittoria dello Stadium contro la Juventus è servita a diradare dubbi e insicurezze. Quell’impresa storica è rimasta sui giornali, si è dissolta nei titoli sensazionalistici al tempo tributati  – giustamente, va sottolineato – dai quotidiani locali e nazionali. La spinta che doveva produrre si è esaurita nel giro di poche ore, ben prima della sfida salvezza contro il Parma, altro match point gettato alle ortiche palesando limiti tecnici e caratteriali.

Una squadra in grado di battere i campioni d’Italia avrebbe dovuto compiere un salto mentale di rilievo, cavalcare l’onda e gonfiare il petto di fronte a squadre di pari livello. Invece si è tornati subito, già dal match con gli ormai spacciati ducali, alla logica del ‘primo non prenderle’, sfociata inevitabilmente nel mare dei complessi di inferiorità.

Se non totalmente, è almeno il parziale frutto di un continuo rimando alla salvezza miracolosa, alle delusioni degli anni scorsi, al mondo del calcio che non conta a cui il Benevento sarebbe stato destinato senza la recente stagione dei record. Senza dimenticare l’effetto boomerang: i punti si fanno nel presente, e tralasciare il ruolo della società, che con grandi sacrifici ha investito non poco denaro per restare in A, non sembra un grandissimo segnale di coesione.

In mancanza di quel traguardo la stagione non potrebbe certo considerarsi positiva, specialmente dopo un girone d’andata di quel tipo. Si accettano miracoli, ma in realtà servirebbe cominciare da un piccolo passo, per quanto banale: scendere in campo con fiducia, credendo fino in fondo nella possibilità concreta di portare a casa i tre punti. Chissà se è chiedere troppo.