Si è chiuso il processo con rito abbreviato per il tentato omicidio di Annarita Taddeo, 34 anni, ferita con un colpo di pistola alla testa l’11 novembre 2023 a Benevento. Il gup del Tribunale sannita, Salvatore Perrotta, ha condannato a dieci anni di reclusione Nicola Fallarino, 41 anni, (avvocato Domenico Esposito) in quanto mandante dell’agguato. La sentenza ha accolto solo in parte la richiesta del pubblico ministero Scarfò, che aveva chiesto una pena di 10 anni e 6 mesi. Secondo il giudice, il movente è chiaro: Fallarino non tollerava la fine della relazione, non accettava che Annarita avesse voltato pagina, che non gli scrivesse più in carcere, che continuasse a vivere nella casa in cui avevano abitato insieme. Addirittura pretendeva che lasciasse il bar che la donna gestiva, ritenendolo “suo”. Così ha deciso di punirla nel modo più estremo.
Come Fallarino ha commissionato l’omicidio della ex dal carcere
Era in carcere, ad Augusta, ma da lì ha continuato a perseguitare la sua ex a Benevento: con minacce continue, pesanti, e commissionando addirittura il suo omicidio. L’11 novembre 2023 assoldò un sicario che sul pianerottolo di casa ferì alla testa la donna con un colpo d’arma da fuoco. La vittima si finse morta ma riuscì a vedere il killer, che entrò in casa sua, frugò nella sua borsa e portò via soldi, 2mila euro, e i cellulari. La giovane venne soccorsa e operata d’urgenza all’ospedale San Pio. Il proiettile le aveva trafitto la fronte, ma miracolosamente non ha leso organi vitali. Da quel momento è partita l’indagine della Squadra Mobile e Fallarino fu raggiunto in carcere da una nuova ordinanza di custodia.
Secondo gli inquirenti la donna, per mesi, aveva subìto diverse minacce: Fallarino voleva obbligarla a lasciare la casa dove abitava e il bar dove lavorava sostenendo fosse suo. Aveva anche minacciato di morte la sua famiglia e gli eventuali uomini che con lei avessero iniziato una relazione. Non solo. Dopo il tentato omicidio non andato a segno, l’uomo dalla cella continuava a sostenere che avrebbe potuto fare esplodere bombe nel bar, che attraverso suoi complici era in grado di monitorare qualsiasi spostamento della donna. E dalle indagini è emerso come, attraverso un impianto video collegato a un cellulare, fosse in grado anche di controllare le attività all’interno del bar. Tutto, però, è stato ricostruito dagli inquirenti, anche grazie ai cellulari che il killer aver danneggiato e buttato: lì sono stati recuperati i messaggi dai quali emergeva chiaramente che l’uomo aveva maturato il proposito di uccidere l’ex compagna già diversi giorni prima del tentato omicidio. Ad ogni modo, finora, per il tentato omicidio di Annarita Taddeo manca ancora l’autore materiale dell’agguato.
Le indagini e il maxi blitz in città
Il giorno dell’agguato gli investigatori avevano fermato ed ascoltato per alcune ore in questura un 28enne del posto ma in serata era stato rilasciato. Dicembre e gennaio hanno portato sviluppi importanti. Nel mese di dicembre furono eseguite una serie di perquisizioni nei confronti di presunti fiancheggiatori: 28 a Benevento, due a carico di reclusi nel penitenziario sannita e 10 nei confronti di detenuti ad Augusta. Poi a gennaio il ritrovamento della pistola in una fossetta fognaria, nel quartiere Capodimonte, e di uno scooter compatibile con quello dell’agguato. Nessuna impronta, nessuna traccia di Dna. L’esecutore materiale, per ora, resta senza volto. Ma per la Procura non ci sono dubbi: a premere il grilletto sarebbe stato S. G., 38 anni, anche lui di Benevento, mentre M. V., 30 anni, di Ceppaloni, A. B., 49, e A. P., 44 anni, avrebbero avuto ruoli di copertura e supporto.
Fallarino, nome noto alle cronache per l’omicidio di Cosimo Nizza nel 2009 (diventato definitivo nel 2023), oggi è un collaboratore di giustizia. Durante il procedimento per il tentato femminicidio, è emersa la sua nuova scelta: ha deciso di pentirsi e collaborare con lo Stato. Da Augusta, dov’era detenuto, è stato trasferito in una località protetta.