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Benevento – Trentuno punti in tasca e dodici ancora in palio. La classifica e il calendario dicono che il Benevento è padrone del proprio destino, ma i granelli di sabbia che la Strega stringe nel pugno sono sempre meno e stanno allagando il pavimento. Ognuno di essi rappresenta un rammarico, un rimorso, un’occasione sprecata. Sciupata da sé, non per colpe altrui, come invece sembra emergere dalle piazze reali e virtuali del meraviglioso Sannio. 

Al termine di un altro weekend da dimenticare si è scelto ancora una volta il percorso più semplice, quello che porta a guardare il dito anziché la luna. E così le dieci parate ‘salva goleada‘ di Montipò sono sparite nel nulla al cospetto degli errori arbitrali di Calvarese, e la sconfitta di San Siro è stata archiviata come l’ennesimo intoppo causato dal “sistema“. Per non parlare del gol del due a zero annullato ad Osimhen contro un Cagliari più vivo che mai, disposto a tutto pur di agguantare un salvifico pareggio contro una tra le squadre più in forma del campionato. La parola ‘biscotto‘, mai come in questo caso, è ridondante ma illogica. E per giunta non serve poi molto per capirlo, basta guardare la classifica del Napoli. 

Gridare al complotto senza lavare prima i panni sporchi in casa propria è una pratica diffusa ma deleteria, un giochino suicida che è di per sé l’autostrada per la costruzione di alibi e insuccessi. Lavorare su se stessi lasciando stare il resto aiuterebbe non poco in una settimana che culminerà con una resa dei conti degna di uno spaghetti western. Quello col Cagliari – ora avanti di un punto – sarà un vero e proprio spareggio che non ammetterà alcuna attenuante. Sarebbe opportuno presentarsi all’ora decisiva col fucile anziché con la pistola. 

Torna in mente una data, quella del 6 novembre 2020. Inzaghi, a poche ore dalla sfida casalinga con lo Spezia (poi persa nel peggiore dei modi possibili) e con le spalle coperte da un piazzamento allora confortante, gonfiando il petto si tolse un masso dalla scarpa: “Attorno alla squadra non c’è il clima giusto”. A distanza di mesi e in un periodo profondamente negativo sul piano delle prestazioni, dell’atteggiamento e dei risultati, se buona parte della tifoseria guarda in casa altrui anziché nella propria è anche a per i messaggi provenienti dall’interno.

Pochi mea culpa, accentramento di meriti, decentramento di demeriti. Svariati appuntamenti falliti e innumerevoli esaltazioni del nulla. Come quelle “quattro o cinque grandi parate di Donnarumma”, con le quali il tecnico ha aperto la sua intervista post gara a Dazn prima di prendersela con l’arbitro. Grandi parate frutto di una partita che evidentemente ‘noi umani’ non siamo stati in grado di vedere.