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Torrecuso (Bn) – Il filari accoglienti delle viti di Torrecuso vanno verso nuovi orizzonti, come cita il titolo del panel che si è svolto nel Piccolo Comune del Welcome sannita durante la Rassegna enologica “Vinestate” 2022.
Tutti presenti al tavolo della discussione sul tema “Lavoro e inclusione”. Ma, sullo sfondo, anche l’azione di vicinanza e accoglienza che la Rete dei Piccoli Comuni del Welcome sta facendo con il progetto MEAN (leggi qui e qui): in collegamento, infatti, in sala c’è il Comune ucraino di Kobleve (nel video in Youtube, il territorio di una delle aziende produttrici di vino), nell’oblast’ di Mykolaiv.

Filari accoglienti – Nel 2018 Torrecuso ha scelto di attivare il SAI, Sistema Accoglienza Inclusione (che prima si chiamava SPRAR), di ANCI-Ministero dell’Interno, per accogliere famiglie per un totale di 30 persone, recuperando case sfitte e a rischio abbandono tra i vicoli del borgo medievale descritto dallo storico Antonio Mellusi come il castello sul colle a Nord di Benevento costruito dai Longobardi a difesa e guardia della città capitale del Ducato Longobardo del Centro-Sud. Oggi l’antico castello, convertito nel ‘700 in un palazzo nobiliare, è la sede del Comune.
E’ qui che il Sindaco, Angelino Iannella, stipula i “patti di accoglienza” con le famiglie accolte nel Progetto SAI che è coordinato da Nicoletta Maiello.
Per il Sindaco Iannella l’accoglienza deve coniugarsi con coesione sociale – uno dei temi portanti del Manifesto del Welcome – con lo sviluppo personale, il lavoro dignitoso. Solo così è possibile migliorare le comunità nella diversità, proprio come sta accadendo nella sua Torrecuso.

I dati dell’accoglienza – Nicoletta Maiello, Coordinatrice del Progetto SAI, snocciola i numeri dell’accoglienza di Torrecuso. Dal 2018 sono state accolte settanta persone, di cui circa la metà bambini e bambine. Oggi, sono venti le persone in progetto e c’è una nuova famiglia in arrivo.
Tra i vicoli del Borgo Torlicoso, dal 2018 hanno passeggiato numerose nazionalità: Nigeria, Libia, Camerun, Costa d’Avorio, Siria, Afghanistan, Eritrea, Senegal, e da quest’anno l’Ucraina.
In tutto, ventidue famiglie, di cui nove hanno scelto di restare nel territorio di Torrecuso o nelle immediate vicinanze. Sia quelle rimaste che quelle che hanno scelto di vivere in altre città, hanno tutte regolarmente trovato un lavoro stabile grazie alla formazione e ai tirocini che il SAI ha offerto loro.
Dieci, infatti, i tirocini lavoro attivati dal SAI anche nella viticoltura, nove i corsi di formazione professionale e un percorso di Servizio civile nella “Misericordia” locale. Uno dei tirocini è già diventato contratto di lavoro a tempo indeterminato nella pescheria di un supermercato di Torrecuso. Tutte persone, dunque, che hanno scelto di vivere nel Piccolo Comune o nel territorio sannita.

Filari vincenti: Tessi e Sylwia – Tessi John è una giovane donna di nazionalità nigeriana (qui la sua storia, prendetevi due minuti per leggerla) entrata nel 2018 nel progetto SAI di Torrecuso. Durante il convegno ha raccontato la sua esperienza di vita a Torrecuso, tra ribellione e vittoria. Tessi, infatti, ha lavorato su se stessa e sulle sue fragilità e poi caparbiamente sulle sue abilità creative, fino a raggiungere il suo sogno: aprire una bottega di sartoria. Tessi e il marito adesso hanno lasciato il progetto SAI ed hanno una casa tutta loro, un lavoro stabile nel quale Tessi investe le sue energie di imprenditrice e una piccola bimba arrivata dopo i primi due figli.
Tra ribellione e vittoria, nel percorso di Tessi ci sono state anche Teresa Ciarlo e Sylwia Modzelewskae, rispettivamente psicologa e psicoterapeuta e mediatrice culturale del SAI Torrecuso.
Trasformare la diffidenza in fiducia, la fragilità personale in capacitazione è stato complesso, ma Teresa Ciarlo ha trovato la via di comunicazione per arrivare a Tessi, così come l’ha trovata sempre per destrutturare il frame di pregiudizio ed ostilità che ancora avvolgono l’accoglienza delle persone migranti.
E se la testimonianza di Tessi ha meravigliato, quella di Sylwia prima ha strozzato il fiato e poi donato energia. Da polacca in Italia, ha vissuto la fatica di arrivare di notte in Questura a fare la fila per i documenti, la delusione della burocrazia che ruota intorno ai permessi di soggiorno e poi la serenità dell’accoglienza e della vita che riparte. Oggi Sylwia è la mediatrice culturale del SAI, è sposata e vive a Torrecuso.

Accoglienti con i filari ucraini – Un borgo medievale, le colline sannite, la predisposizione naturale all’accoglienza non potevano restare indifferenti a quanto sta avvenendo in Ucraina dal 24 febbraio 2022.
Nel SAI di Torrecuso sono state ospitate fin da subito alcune famiglie in fuga dalla guerra. La rete dei Piccoli Comuni del Welcome, infatti, ha aderito al Progetto MEAN creato da oltre trentacinque associazioni italiane, molte delle quali provenienti dalla Rete italiana 

Per un Nuovo Welfare, per costruire percorsi e azioni di pace in Ucraina e soprattutto per “far sentire” – “metterci corpo”, come dice il progetto – la vicinanza alla popolazione ucraina.
Il MEAN, infatti, con due viaggi, a maggio e a giugno di quest’anno, ha stabilito in Ucraina una serie di relazioni di sostegno con alcune autorità e con molti esponenti della società civile.
L’11 luglio, la “marcia nonviolenta” a Kiev ha aperto la strada ad una collaborazione sempre più intensa tra MEAN e Act for Ukraine che fa da raccordo tra Italia e Ucraina anche grazie alla mediazione culturale e linguistica di Tetyana Shyshnyak, interprete e cantante ucraina, che dallo scoppio della guerra affianca il MEAN in questo percorso.

La guerra tra i filari – Con le sue quindici macrozone viticole naturali e le cinquantotto regioni a vocazione viti-vinicola, l’Ucraina è un paese viticolo che fa parte del CEEV, il Comité Européen des Entreprises Vins, attraverso la Ukrainian Corporation for Viticulture and Wine Production Industry, la Società ucraina per la viticoltura e l’industria della produzione di vino.
Sei macrozone e dodici microzone si trovano nella Repubblica autonoma di Crimea, tre zone e sedici microzone nella regione di Odessa, due zone e dieci microzone nella regione di Kherson, due zone e sette microzone nella regione di Mykolaiv, una zona e dodici microzone nella regione di Zakarpattya ed infine una zona e sei microzone nella regione di Zaporizhia.
Tutte località i cui nomi abbiamo tutti imparato a conoscere dalle cronache di guerra e dalle cartine belliche, dove le aree del conflitto e quelle vocate alla viti-viticoltura purtroppo si sovrappongono.
La guerra, dunque è entrata violenta anche tra i filari delle viti ormai divelti dai missili, i campi in fiamme, le cantine distrutte dalle bombe, trattori e camion ridotti ad ammassi di lamiera.

Vinitaly – Le coltivazioni di cabernet e dei vini da dessert, tutto distrutto, ne parla molto anche Vinitaly che si prepara alla cinquantacinquesima edizione di aprile 2023 con forte preoccupazione perché secondo i dati Istat (sommando le voci di produttori dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, e di prodotti alimentari, bevande e tabacco), l’Italia, nei primi 11 mesi 2021, ha esportato in Russia oltre 613 milioni di euro di prodotti agroalimentari, importandone per 229 milioni di euro. Guardando all’Ucraina, invece, l’export italiano verso il Paese si attesta sui 325 milioni di euro, mentre le importazioni sono sfiorano i 525 milioni di euro. In particolare, la preoccupazione è soprattutto sul fronte del grano, con di cui Russia e Ucraina sono i principali esportatori nel mondo, con l’Italia che, nel 2021, ne ha importate 100.000 tonnellate nel primo caso, e 120.000 nel secondo (fonte Ismea). (al link tutta l’analisi fatta da Vinitaly)

Filari gemelli – Uno dei territori a maggiore vocazione viticola è l’oblast’ di Mykolaiv, in cui è il Comune di Kobleve, collegato in sala per un dialogo con il Sindaco Iannella ed Angelo Moretti – Referente della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, Portavoce della Rete nazionale “Per un Nuovo Welfare”, Spoke del MEAN project e Presidente del Consorzio “Sale della Terra”.
Assente Panych Volodymyr, dall’Ucraina si collega Svitlana Talokha che racconta della distruzione e della morte che ha devastato il suo paese e le sue terre. Le sue lacrime silenziano la sala che concentra tutto l’affetto e tutta la partecipazione al dolore negli applausi facendoli arrivare in Ucraina come abbracci.
Mentre Tetyana legge i dati terribili delle perdite dell’azienda “Koblevo”, scorrono le immagini ancora verdi e allegre delle sue produzioni di vini, scorre lo spot pubblicitario girato poco tempo fa e tutto stride con le immagini crude e grigie dell’Ucraina che oggi invece ci arrivano attraverso i media.
Angelo Moretti spiega che lo scopo del progetto MEAN è proprio “essere vicini”, in una “prossimità” non solo ideale, ma concreta e che va dall’invio di aiuti materiali alla presenza fisica in Ucraina, al fianco di chi, finite le bombe, dovrà trovare la forza di ricostruire territori, economia e persone.
Angelino Iannella, il Sindaco di Torrecuso, comune welcome accogliente per tradizione e leader nella viticoltura per vocazione, non perde tempo e “chiama” Kobleve “Comune gemello” alla sua Torrecuso. Gli atti amministrativi arriveranno in seguito. Ma dal tavolo del panel si va già “verso nuovi orizzonti”.