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Benevento – Antonio De Curtis, Totò, il filosofo sociale, l’uomo, il personaggio, l’eroe del mito. Le mille sfaccettature del grande attore, poeta, comico e filosofo napoletano raccontate questo pomeriggio al Teatro Massimo di Benevento durante il primo appuntamento della quarta edizione del Festival di Filosofia organizzato dall’associazione culturale filosofica: Stregati da Sophia.

Il tema dell’edizione 2018 è la Vita e la conversazione “Totò, la vita e “l’invece comico”“ con gli interventi del professore e linguista Roberto Escobar, dell’attrice Lina Sastri e della nipote del grande attore, Elena De Curtis, non tradisce le attese di un appuntamento che negli anni ha accolto personaggi del calibro di Zygmunt Bauman e Dacia Maraini. Ad introdurre e moderare l’evento, la giornalista Titta Fiore e la professoressa Carmela D’Aronzo.

La filosofia di vita di Totò? La risata come antidoto contro l’alienazione, lo studio della maschera pirandelliana attraverso un filo narrativo continuo che fonde e poi scinde l’uomo e il personaggio; due universi differenti che a tratti si odiano, si “stanno antipatici” ma che non avrebbero potuto fare a meno l’uno dell’altro. “Io odio la mia maschera – diceva Antonio De Curtisla uso solo per servire il pubblico ma mai ho pensato di farne a meno. Totò mi è antipatico ma gli sono grato per la fama che mi ha dato e perché riesce a far guardare dentro me stesso”.

Il “Totolitario” professor Roberto Escobar dell’Università Statale di Milano descrive la grandezza e la complessità dell’uomo De Curtis e della maschera Totò: “Due opposti che si implicano; un racconto continuo che si trasferisce da generazione in generazione; un eroe del mito, il vero comico che è l’invece comico perchè dentro ha qualcosa di tragico e lo nasconde mettendo in scena quella finta felicità e falsa allegria”.

L’attrice Lina Sastri ne legge alcuni scritti con grande maestria prima di cantare “Malafemmena” uno delle poesie d’amore e d’odio musicate più struggenti, scritte dal mito napoletano: “Vivere per me è osservare il prossimo. Divento il suo doppio. Prelevo dalla realtà il materiale umano. Più di una volta, camminando per la strada, mi sono sorpreso a seguire qualche tipo stravagante, osservandone minutamente i gesti e assimilandone il modo di camminare, di muoversi, di salutare e di gesticolare.
Se fossi uno studioso di psicoanalisi, dovrei definire questa mania come il “complesso dei fratelli siamesi”. Infatti, non appena noto un tipo che mi colpisce per alcune caratteristiche, mi sembra che un fluido mi leghi a lui, ragion per cui divento l’altra parte dell’individuo che osservo, costituendo, con lui,  un’ideale coppia di gemelli. Da ragazzo mi chiamavano proprio per questo ” ‘o spione””

Infine gli aneddoti della nipote Elena De Curtis, dalla tormentata vita sentimentale del nonno con tre grandi amori vissuti con totale trasporto, passando per le letture delle poesie inedite in francese: “Un gran sentimentale, malinconico e innamorato della sua Napoli, del  Rione Sanità, della vita. Ha sempre deriso le situazioni più tragiche come la morte. Lui la guarda sotto un altro aspetto e ti fa ridere. Nel suo tempo già considerava tante cose delle schifezze, penso che se avesse visto i social network ne avrebbe ritrovate molte di più”.

Dopo la conversazione al Teatro Massimo, il pubblico si è diretto presso la Biblioteca Provinciale di Benevento, dove è stata inaugurata la Mostra fotografica: “La filosofia di vita di Totò”.

Il prossimo appuntamento con il Festival della Filosofia è programmato per domani, mercoledì 7 febbraio, sempre al Teatro Massimo di Benevento. Tema della tavola rotonda, a cui siederanno  Andrea Ballabio, Chiara Di Malta, Umberto Curi e Maria Moreno: “Medicina, ricerca scientifica, cibo”. Presenti anche gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Le Streghe” di Benevento che prepareranno un delizioso aperitivo filosofico.

Nel video, le immagini della conversazione filosofica e l’intervista completa a Elena De Curtis