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Come se non bastasse una crisi di risultati sul campo che ha portato il Benevento ad annaspare nei bassifondi della classifica. Come se non bastasse una crisi tecnica e d’identità di squadra che ha portato la società, per le ragioni di cui sopra, al cambio della guida tecnica passando da un Fabio all’altro, da Caserta a Cannavaro. Nel Benevento senza pace di questa stagione si è aperta anche una vera e proprio ‘crisi dell’infermeria’. Un vero e proprio terremoto professionale che ha riguardato lo staff medico ed anche quello fisioterapico che aveva in cura i calciatori giallorossi. In questi giorni ci ha pensato Luigi Trusio sulle colonne de Il Mattino nell’edizione sannita – ad anticipare di volta in volta quanto stesse accadendo.

Spogliatoi Senigaglia di ComoTutto è iniziato il 22 ottobre scorso nei pressi di “quel ramo del Lago di Como” di manzoniana memoria (in realtà lo scrittore parlava di Lecco), quando il Benevento, appena uscito sconfitto dal ‘Senigaglia’ per mano dei lariani si ritrovò anche senza medico sociale. Infatti il dottor Enrico D’Andrea, già in passato e per anni nello staff medico del Napoli, proprio a Como si dimetteva dall’incarico. D’Andrea era giunto nel Sannio, a conclusione del suo rapporto con il club di De Laurentis, nello stesso momento storico in cui giungeva in giallorosso Fabio Caserta, ma non su indicazione del tecnico calabrese. I due si erano più semplicemente ritrovati a lavorare insieme per scelta societaria. Così che quando è andato via Caserta non c’erano particolari sentori che anche D’Andrea dovesse abbandonare il sodalizio sannita. Tant’è che le vite professionali dei medici sociali sono spesso e ben volentieri distinte e separate da quelle dei tecnici a differenza, ad esempio dei collaboratori facenti parte degli staff dei vari allenatori.

Ma, invece, il rapporto tra D’Andrea e il nuovo staff tecnico di Fabio Cannavaro non sarebbe mai decollato, almeno a quanto è trapelato fuori dallo spogliatoi sannita. Tra le due parti sarebbe iniziato un rimbalzo di responsabilità sulla gestione degli infortunati, sui tempi di recupero e sulle ‘ricadute’. Il fuoco che covava sotto la cenere si è acceso a Como e, quindi, le dimissioni di D’Andrea sono risultate ben accette dalla società di via Santa Colomba.

Ma il dado non era ancora completamente tratto, poiché a sostituire D’Andrea è stato richiamato una vecchia conoscenza dell’infermeria sannita, quello Stefano Salvatori che già per anni aveva collaborato con la società giallorossa e che era andato via, lasciando il posto proprio a D’Andrea per sopraggiunti impegni professionali a Roma. Ripassatisi il ‘testimone’ della cura dei calciatori giallorossi, Salvatori ha precisato alla dirigenza beneventana che non avrebbe seguito gli atleti nel Sannio ma che questi ultimi avrebbero dovuto fare la spola con la clinica romana presso cui lavora a tempo pieno. Cosa che è puntualmente avvenuta sin dal primo momento e che proseguirà ad avvenire anche in futuro, almeno sino alla fine della stagione o salvo nuove e diverse disposizioni. Nel frattempo il club sannita ha formalmente ‘richiamato alle armi’ anche un’altra vecchia conoscenza medica: l’ortopedico sannita Walter Giorgione, già affezionato e stimato collaboratore per anni delle squadre giallorosse e allontanatosi forzatamente dal club per qualche anno per una vicenda ormai sepolta nel dimenticatoio. Giorgione, in verità, era già rientrato da un po’ nelle attività del club ma solo per quanto riguardava la cura dei giovani del settore giovanile.

Nel frattempo, però, sono giunti nuovi divorzi nell’infermeria giallorossa. Hanno lasciato il club anche i fisioterapisti: Ernesto Galliano, Massimo Buono e Davide Schiavone. Stavolta sembrerebbe poiché, chi più e chi meno, in virtù di una diversità di vedute professionali con il medico Salvatori. Galliano è un componente storico dell’infermeria sannita per esserci entrato praticamente da ragazzino ed esserci cresciuto dentro, sia umanamente che professionalmente. (leggi qui il suo saluto) Questo, in verità, è il suo secondo divorzio dal Benevento. Ce n’era stato uno in passato, poi rientrato con un nuovo matrimonio ed ora una nuova separazione.  Massimo Buono, invece, è stato uno storico masseur del Napoli sia con il medico cerretese De Nicola che con D’Andrea, salvo poi tornare anche lavorativamente nel suo Sannio per accasarsi in giallorosso nell’anno della serie A con Inzaghi in panca. Stesso discoro, vale grosso modo, per Davide Schiavone che però in giallorosso era giunto nell’estate del 2021, anche lui dopo l’esperienza pluriennale al Napoli, proprio con il medico D’Andrea.

Silvano Cotti

Adesso il futuro parlerà cinese perché pare proprio che ci penserà Fabio Cannavaro a traghettare nel Sannio dei fidati collaboratori che con lui hanno lavorato nelle esperienze nel Paese della Grande Muraglia.  Si comincerà dal 65enne Silvano Cotti – come ricostruisce Trusio“modenese trapiantato a Roma, sposato con la ex mezzofondista em maratoneta azzurra Florinda Andreucci, specializzato nel recupero infortunati. Per lui un curriculum che parla da solo: Olimpiadi e Mondiali con Alberto Tomba e la nazionale di atletica leggera, 5 anni all’Inter, uno al Milan, 3 al Chelsea e 3 alla Roma, 10 con la nazionale italiana prima del trasferimento in Cina con Marcello Lippi al Guangzhou, poi con Sven Goran Eriksson e Andrè Villas Boas allo Shanghai, ancora con Lippi nella nazionale cinese e infine di nuovo al Guangzhou, stavolta con Fabio Cannavaro” e si proseguirà, sempre a detta del quotidiano Il Mattino“Agostino Santaniello altro fedelissimo di Cannavaro con lui all’Al-Nassr e al Tianjin Quanjian” recentemente in forza anche al Foggia ed alla Salernitana.