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Santa Maria Capua Vetere – Recentemente sono stati terminati i lavori di restauro sull’arco di Adriano, una delle opere più importanti e antiche della città di Santa Maria Capua Vetere. I lavori sono stati fortemente criticati dai consiglierei comunali del Pd, Umberto Pappadia e Francesco di Nardo, i quali, con un esposto, hanno richiesto una verifica riguardante le modalità di intervento sull’opera a Salvatore Buonomo, direttore della Soprintendenza archeologica per le province di Caserta e Benevento.

I due consiglieri hanno mostrato grosse perplessità riguardo sia la modalità con cui sono stati effettuati gli interventi sia riguardo la ditta che li ha realizzati, la Domus srl, da loro ritenuta non specializzata nel restauro architettonico. I lavori di cui parliamo interessano il consolidamento strutturale del paramento murario dell’arco. Dall’eliminazione di radici e vegetazione che infestavano le pareti del monumento, al posizionamento di una rete protettiva sulla parte superiore dell’arco per evitare crolli.

L’intervento oggetto di critica, tuttavia, è stato quello che ha previsto la rimozione di laterizi a rischio crollo e al successivo ricollocamento di alcuni mattoncini lungo i lati interni dei pilastri del fornice, onde evitare che si formassero delle infiltrazioni attraverso una fessurazione che era stata rilevata. I suddetti consiglieri hanno criticato questo tipo di sostituzione ritenendola uno scempio poiché, sempre secondo loro, sarebbe venuta meno la continuità architettonica dell’opera. Il comune ha precisato che i propri tecnici e i funzionari della soprintendenza archeologica, in seguito a un sopralluogo, hanno suggerito e monitorato i lavori.

Potremmo parlare di scempio solo nel caso in cui gli interventi di rimozione e sostituzione siano stati realizzati senza una compatibilità fisica, materica e chimica con le componenti dell’opera, quindi senza rispettare l’opera stessa. Come ci insegna l’orientamento del restauro critico, bisogna decidere criticamente come intervenire, cosa conservare e cosa eliminare, ai fini della tutela dell’opera. Fondamentale è la riconoscibilità degli interventi postumi realizzati sull’opera, in modo tale da non intaccarne la veridicità e quindi di non creare un falso storico.