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Spiace dover contraddire il collega Petracca, ma scaricare la responsabilità del fallimento delle politiche di eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina nel Casertano agli allevatori che avrebbero osato impugnare le ordinanze di abbattimento davanti al Tar o al Consiglio di Stato, non so se per ignoranza o altro, è grave. A parte tutte le considerazioni del caso sul diritto di rivolgersi a un giudice terzo, una libertà che è il pilastro della democrazia costituzionale, il presidente della commissione regionale Agricoltura dovrebbe ben sapere, perché agli atti del Consiglio regionale nonché nelle inchieste giornalistiche, che è stato proprio grazie a quei ricorsi e a quelle denunce che è stato possibile conoscere in che modo le politiche regionali hanno devastato la filiera bufalina nel Casertano determinando negli ultimi dieci anni oltre 100 mila abbattimenti per sospetta brucellosi o tubercolosi in capi risultati poi sani alle indagini post mortem”. Lo afferma la consigliera regionale del Gruppo Misto Maria Muscarà per la quale “un consigliere regionale non può non sapere che il Consiglio di Stato ha nominato da tempo un Collegio di verificazione che ha già appurato, attraverso specifiche indagini tecniche sulla tubercolosi bufalina, che quella che si voleva far passare per tubercolosi attraverso una diagnosi condotta con il solo gamma interferone altro non era, praticamente nella quasi totalità dei casi, che una semplice e innocua influenza aviaria, salvando così migliaia di capi altrimenti destinati alla macellazione con buona sorte di chi ci specula. E dovrebbe anche sapere che per la brucellosi, allo stesso modo, i giudici amministrativi hanno stabilito che le analisi condotte con sole le prove indirette della fissazione del complemento (Fdc) e con la Siero agglutinazione rapida (Sar), non erano sufficienti a ordinare gli abbattimenti e che anche esse necessitavano di analisi più complete per l’eventuale conferma del patogeno nei casi sospetti, cosa che non è mai avvenuta. E, infine, dovrebbe sapere anche che, proprio recentemente, il giudice penale presso il tribunale di S. Maria Capua Vetere ha verificato che, come già dichiarato dalle case produttrici, la vaccinazione anti brucellosi dei bovini e bufalini non è nociva per la salute umana e animale e non inquina il latte e che gli allevatori hanno sempre e comunque il diritto di proteggere i loro animali”.
I piani campani per l’eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina – aggiunge Muscarà – falliscono dunque perché sono antiscientifici, perché violano le leggi nazionali e i Regolamenti europei e finiscono per prestare il fianco alle speculazioni commerciali della carne e del latte e non sono, né potrebbero esserlo, condivisi dagli allevatori”.
Quanto alla rappresentatività sindacale – conclude – gli allevatori in protesta, pur appartenendo in molti casi a quelle sigle sindacali allineate a De Luca non ne condividono affatto la linea e non le ritengono assolutamente rappresentative degli allevatori, tant’è che il 18 giugno di quest’anno è stata commissariata la sezione provinciale casertana di Confagricoltura”.
“Mi chiedo: possibile che un presidente di commissione ignori tutto questo e si presti ad un gravissimo caso di disinformazione? È incompetente o mal consigliato? La verità, ad ogni buon conto – conclude Muscarà – è che di fronte ad interessi politici e commerciali così forti da compromettere un’eccellenza invidiataci nel mondo, qual è la mozzarella di bufala campana, c’è solo una strada, il commissariamento. E il governo Meloni ha tutte le carte in regola per procedere, per salvare la filiera, centinaia di aziende sane e migliaia di posti di lavoro”.