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Caserta – Fa discutere la seconda scarcerazione eccellente in un anno tra le file del clan dei Casalesi: dopo quella di Pasquale Zagaria, “mente economica del clan”, poi tornato in cella e libero definitivamente dal febbraio scorso. Due giorni fa è stato scarcerato per gravi motivi di salute l’ex boss 71enne dei Casalesi Nunzio De Falco, in carcere da 24 anni per due ergastoli, uno dei quali perché riconosciuto mandante del delitto di Don Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso il 19 marzo 1994 perché aveva incitato la cittadinanza a reagire al potere arrogante della cosca.

Il killer Peppe Quadrano, mandato da De Falco, uccise Don Diana nella parrocchia di San Nicola di Bari di Casal di Principe (Caserta), mentre si apprestava a dire messa; una modalità altamente simbolica, quella scelta dal clan, che ha dato più valore al sacrificio di Don Diana. Non è, dunque, un boss qualunque Nunzio De Falco. Come Pasquale Zagaria, fratello di Michele, altro capo dei Casalesi, De Falco, che era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Sassari, è stato posto ai domiciliari per motivi di salute,.Rispetto a Zagaria, la differenza è che De Falco sarebbe ormai in fin di vita, di qui la decisione del magistrato di sorveglianza. L’ ex boss si trova a Villa Literno ( Caserta )a casa di alcuni parenti. La decisione del magistrato è stata fortemente criticata dai familiari di Don Diana. “Probabilmente mio fratello, da prete, avrebbe perdonato, ma io non sono un prete e non perdono un assassino come Nunzio De Falco. Doveva morire da solo in cella, come accadde a mio fratello”, ha detto all’Ansa Emilio Diana, fratello del sacerdote. 

“Non ce l’aspettavamo – aggiunge Emilio Diana – anche perchè ritengo che sarebbe stato più giusto che un assassino come De Falco morisse in carcere. Invece potrà morire con l’ affetto dei suoi familiari, cosa che mio fratello non ha avuto. E’ questa la cosa che mi fa star più male”. Per il “Comitato Don Diana”, nato dopo la morte del sacerdote, che si occupa di gestire beni confiscati alla camorra, si tratta di una “notizia sconcertante”. “La sua scarcerazione nasce da specifiche regole ma suona come un’ ingiustizia per la memoria di Don Diana e di tutte le vittime innocenti di camorra. Ciò soprattutto perché non c’è stata nessuna confessione o pentimento, né richiesta di perdono alla famiglia”, afferma il Comitato. “A tutti – prosegue la nota – devono essere assicurate le cure mediche e riteniamo che anche all’ assassino più efferato vada garantita una morte dignitosa. E’ proprio per questo che riteniamo urgente e necessario che il sistema carcerario si doti di strutture e risorse in grado di gestire anche la fase terminale di detenuti con patologie gravi”. Nunzio De Falco, protagonista della prima sanguinosa faida tra fine anni 80- ed inizio anni 90′ all’interno del clan dei Casalesi, fu catturato in Spagna nel novembre 1997 e poi estradato. Secondo la magistratura fu ancora lui a ordinare l’omicidio, avvenuto nel 1991 a Cascais (Portogallo), di Mario Iovine, braccio destro del fondatore e capo dei Casalesi Antonio Bardellino.