“Bene l’inasprimento di pene previste dal Decreto Legge sulla Terra dei Fuochi, ma per indagare sui reati connessi al settore ambientale, in cui girano tanti soldi, penso anche agli appalti dei Comuni, non va bene che il legislatore abbia alzato la soglia dell’affidamento diretto degli appalti; prima c’era il reato di abuso d’ufficio che copriva certe condotte. Dunque la sensazione è quella di un affievolimento del controllo di legalità dei pubblici poteri”. Così al Forum Internazionale Polieco sull’Economia dei rifiuti, a Napoli, il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Antonello Ardituro. “E’ sempre più elevato il ricorso allo strumento dell’affidamento diretto – spiega Ardituro – che rende difficili i controlli di serietà, onestà e qualità dell’imprenditore, e in questo scenario l’aumento della soglia massima per il ricorso agli affidamenti diretti e la tendenziale prassi di frazionare artificiosamente gli appalti, costituiscono un vulnus grave a cui dovrebbe porsi rimedio”. Altra criticità evidenziata da Ardituro riguarda le stazioni appaltanti, ovvero quelle strutture che gestiscono le procedure di appalti dei Comuni o altri enti. “Le stazioni appaltanti sono troppe, bisogna lavorare per ridurle”. Ardituro torna sul Decreto Legge Terra dei Fuochi, e giudica positiva, nell’ambito del procedimento di conversione del provvedimento, “l’introduzione della possibilità di utilizzare lo strumento previsto dall’articolo 34 del codice antimafia, ovvero la possibilità di disporre l’amministrazione giudiziaria dell’impresa la cui organizzazione si presenta idonea ad agevolare la commissione dei più significativi reati ambientali”. Ardituro si sofferma infine sulla necessità di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, di creare “un meccanismo reattivo per evitare l’errore che abbiamo fatto sulla Terra dei Fuochi, della cui esistenza ci siamo accorti con 15 anni di ritardo”.
“Voterò contro il Decreto Legge Terra dei Fuochi perchè questo Decreto non cambia nulla, la nostra sarà una posizione netta; non vengono aumentate risorse alla magistratura nè alle forze dell’ordine, aumentano solo le pene, ciò si fa quando non si sa cosa fare”. Lo ha detto il deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli al Forum Internazionale Polieco sull’Economia dei rifiuti, in corso di svolgimento a Napoli; Borrelli ha preso parte ad un dibattito in programma nell’ambito del Forum con altri parlamentari del territorio, tra cui Carmela Auriemma del Movimento Cinque Stelle e Gimmi Cangiano di Fratelli d’Italia. L’Auriemma ha denunciato “il rischio di infiltrazione criminale nel settore delle bonifiche che si dovranno effettuare in Terra dei Fuochi, con il rischio che i cittadini dovranno subire, oltre al danno, la beffa. Le bonifiche – ha affermato Auriemma – vengono affidate per lo più ai Comuni. Ed è proprio qui che si pone il problema dei controlli sulla legittimità dell’attività comunale, spesso affidati a soggetti di diretta nomina del sindaco, con la conseguenza di un evidente conflitto d’interesse. Altre perplessità riguardano i fondi per le bonifiche il Decreto Legge ha previsto solo 15 milioni di euro, ma ci vuole un impegno a reperire più risorse. Vadalà non può avere solo 15 milioni”. Cangiano ha voluto porre l’attenzione sul lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e alle iniziative del Governo Meloni sulla Terra dei Fuochi. “La lotta ai roghi e ai traffici illeciti – ha spiegato – il rafforzamento delle bonifiche, il potenziamento delle forze dell’ordine e i programmi di educazione ambientale rappresentano passi concreti verso un modello di sviluppo sostenibile e sicuro per i cittadini. La Terra dei Fuochi, simbolo di ferite ambientali e sociali, può trasformarsi in un laboratorio di riscatto e di rilancio. Solo unendo Stato, comunità locali e istituzioni europee sarà possibile garantire ai cittadini non un privilegio, ma un diritto universale: vivere in un ambiente sano e sicuro”.